Espandi menu
cerca
I Cassamortari

Regia di Claudio Amendola vedi scheda film

Recensioni

L'autore

axe

axe

Iscritto dal 23 marzo 2010 Vai al suo profilo
  • Seguaci 27
  • Post -
  • Recensioni 1460
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su I Cassamortari

di axe
5 stelle

I quattro fratelli Pasti sono "cassamortari" di seconda generazione. Sotto la guida del parsimonioso Giovanni, agiscono Marco, esperto in tanatoestetica, Maria, che incrementa gli affari seducendo i vedovi e Matteo "autonominatosi" addetto al marketing. Il fondatore delle Pompe Funebri Pasti, Giuseppe, morendo, lascia loro i beni e l'esperienza necessari per mandare avanti l'azienda, che guidava con ben pochi scrupoli morali, nonchè un cospicuo debito con il fisco. I quattro, subendo l'avanzata della concorrenza (l'azienda rivale "Taffo" riduce di molto il loro mercato) sono costetti a fare di più, ognuno per quanto gli compete. Quando la manager Maddalena si rivolge a loro per organizzare le esequie del suo "protetto", il musicista rock Gabriele Arcangelo, morto cadendo da una scala mentre era sotto l'effetto di droghe ed alcolici, la famiglia Pasti spera di aver risolto i suoi problemi. Ma così non è, poichè la figlia Celeste, una ragazza avida e viziata che non aveva alcun rapporto con il padre, vuol liberarsi rapidamente della "pratica" con un semplice funerale in forma privata. L'intraprendente Matteo, ha, allora, l'idea di fomentare tramite social network i fan di Gabriele, affinchè invitino Celeste a riesumare le spoglie del padre, per celebrare un nuovo funerale, questa volta pubblico. Il progetto ha fin troppo successo; s'innesca una spirale di iniziative, decisamente di cattivo gusto, tanto da costringere i pur spregiudicati fratelli a ribellarsi ai progetti di Celeste. Commedia grottesca intrisa di humour nero e con qualche tratto di vero dramma, diretta da Claudio Amendola, "I Cassamortari" trae ispirazione dagli elementi del mondo degli operatori funerari, o, per lo meno, dai suoi luoghi comuni. Tangenti per chi segnala un "morto fresco", tempestività nel raggiungere i parenti del deceduto, tanti giri di parole ed ipocrisia per accaparrarsi un cliente, lasciando con un palmo di naso una concorrenza sempre più agguerrita. Ci si aggiunga un bel po' di evasione fiscale, e la "mercificazione" della morte è completa. Ma quanto richiesto da Celeste, unica parente di una stella del rock che non ha brillato per coerenza - la sua immagine pubblica di artista impegnato contro le droghe mal si adatta alle circostanze del decesso - è troppo pure per loro. Prima per Marco - il quale aveva fatto la scelta di parlare solo con i cadaveri di cui cura l'aspetto e la conservazione - poi per Maria e Matteo, di seguito per Giovanni, preoccupato dell'aspetto economico della vicenda, e infine, per la stessa Celeste, la quale comprende improvvisamente il disvalore delle proprie scelta. Il cast comprende molti nomi noti. Ho apprezzato, tra gli attori, Massimo Ghini, nel ruolo del parsimonioso Giovanni. Lo sfortunato Gabriele Arcangelo - il cui corpo è oggetto di più di una "resurrezione" - è interpretato da Piero Pelù, il quale contribuisce, altresì, alla colonna sonora. Poco spontanea la giovane Alice Benvenuti, nelle vesti di Celeste. Il suo, del resto, non è un personaggio facile. Celeste ha un atteggiamento di rabbia nei confronti del padre morto, generato da anni di trascuratezza dell'uomo verso la figlia. Alla ragazza non è mancato il supporto economico. Le sono mancati l'amore paterno, gli insegnamenti, la compagnia. L'assenza di "pietas" per il corpo dell'uomo ha le sembianze di una vendetta, ella intende ripagare il trattamento anaffettivo ricevuto, causa della sua connotazione negativa, con la stessa moneta. Trovandosi di fronte ad un fatto compiuto, tuttavia, Celeste, rinsavisce. E l'epilogo, se non è lieto, vi si avvicina. Ho trovato interessanti le idee alla base dell'opera; l'autore, oltre a raccontare il mondo dei "cassamortari" partendo da conoscenze presenti nell'immaginario collettivo, eleva una critica alla pervasività dei social network. Di contro, la sceneggiatura è caotica; introduce molti elementi che non trovano sviluppo, creando confusione sulle reali intenzioni del regista; inoltre, si poteva far qualcosa in più sotto il profilo della recitazione. Infine, data la delicatezza degli argomenti trattati - i momenti a ridosso della morte di una persona, l'elaborazione di un lutto - più di uno spettatore potrebbe storcere il naso. Da guardare solo previa attenta valutazione.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati