Regia di Hiroyuki Kitakubo vedi scheda film
Geniale, irriverente e dal carattere critico piuttosto marcato. Uno dei film d'animazione giapponese più apertamente schierato di sempre sul fronte politico.
Katsuhiro Otomo è il maggiore e più visionario autore della corrente cyberpunk giapponese ed è uno dei pochi artisti che ha saputo rivoluzionare più campi dell'arte con la sua straordinaria poesia visiva. Successivamente al successo conseguito con il suo capolavoro assoluto Akira (1988), il genio di Hasama negli anni Novanta si è cimentato in una vasta produzione di opere in cui non sempre figura come regista. Roujin-Z, di cui Otomo è scrittore del soggetto, sceneggiatore e character designer, narra le vicende di un anziano che, utilizzato come cavia da un'imprudente azienda bio-medica governativa, incappa in una serie sempre più pericolosa di eventi che vedono il suo nuovo letto ultra moderno, creato appositamente per accudirlo nei suoi ultimi mesi di vita, distruggere Tokyo dopo aver preso coscienza di sé.
Il surrealismo e la commedia, caratteri da sempre presenti nelle opere di Otomo meno pretenziose ma altrettanto argute, definiscono una trama dai forti connotati sociali in cui sono trattati sia temi cari all'autore come, ad esempio, l'incoscienza dell'essere umano nel voler spingersi troppo oltre i propri limiti conoscitivi, la macchina che da artificio umano si ribella e diventa mezzo autonomo di distruzione di massa, ad altri più originali e formati da lineamenti politici diversi da quelli presenti in Akira: la riluttanza del popolo giapponese nei confronti degli anziani, considerati come un mero peso ingombrante in una società in continua espansione, l'incompetenza delle istituzioni, le quali non solo negano proprie responsabilità ma preferiscono agire sconsideratamente per salvarsi la faccia, siccome di dignità non ne è rimasta, e non per proteggere una popolazione che senza guida si affida al delirio per sopravvivere.
Hiroyuki Kitakubo, ancora non esperto tecnicamente ma ugualmente provvisto di talento per l'arte della regia, dirige questa assurda orchestra di elementi umani e meccanici, organici e digitali, scolpendo un ritmo frenetico che toglie il fiato allo spettatore per tutta la durata del film. Il lungometraggio alterna sequenze e tempi di diverso approccio al genere fantascientifico: commedia quando si osservano le grottesche fughe del letto meccanico e gli strampalati discorsi dell'anziano, giallo e spionaggio quando la task force deve pedinare il robot impazzito, azione durante le tante sparatorie che avvengono in interi quartieri messi a ferro e fuoco dalle forze in campo. Roujin-Z, grazie alla regia di Kitakubo (che ne cura anche lo storyboard), acquista una lettura poliedrica della visione e mantiene sempre alto il proprio gradiente di coinvolgimento, mentre per via forse di un budget piuttosto ridotto, non risulta granché nella resa scenica complessiva dei tanti elementi inseriti nel film; pur avendo un ottimo potenziale visivo (e Satoshi Kon come art director), non si scosta da una realizzazione di media qualità seriale.
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