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Black Magic M-66

Regia di Hiroyuki Kitakubo vedi scheda film

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La recensione su Black Magic M-66

di Genga009
4 stelle

Un inizio in sordina per Hiroyuki Kitakubo, che nonostante le lacune tecniche riesce a realizzare un convincente mediometraggio dalle atmosfere thriller unite al cyberpunk visionario dell'autore Masamune Shirow.

Negli anni Ottanta sono molti i giovani artisti che, trainati dall'entusiasmo planetario nei confronti della fantascienza robotica inventata in Giappone, cominciano a lavorare negli studios più importanti del Paese e farsi un nome nello spietato ambiente dell'animazione seriale. Hiroyuki Kitakubo è sicuramente uno degli animatori di punta di questo periodo, un chiaro esempio di alunno che, con alle spalle anni di esperienza sotto l'ala di due grandi maestri come Katsuhiro Otomo e Mamoru Oshii, ha saputo creare nel tempo una propria dimensione creativa e dirigere alcuni dei film d'animazione più interessanti del periodo 1987/2000. La carriera di Kitakubo ne definisce l'importanza: membro dello staff degli animatori di Lamù (compresi i due film di Oshii), RobotechSF Shinseki Lensman (primo film di Yoshiaki Kawajiri), Mobile Suite Gundam e Akira; regista, oltre che di tre film d'animazione, di due segmenti del film Robot Karnival, della serie Golden Boy e della prima mini-serie tratta da Le Bizzarre Avventure di JoJo (di cui è anche sceneggiatore).

 

 

locandina

Black Magic M-66 (1987): locandina

 

 

Il primo mediometraggio diretto da Hiroyuki Kitakubo è una piccola chicca per i fan più sfegatati di Masamune Shirow (Orion, Ghost In the Shell). Si tratta, infatti, del primo anime - targato seinen - tratto dalle opere del profeta del fumetto cyberpunk giapponese. Sia trama che messa in scena hanno molti elementi da accreditare al capolavoro Terminator di James Cameron, tuttavia vi è una componente che incide in maniera indelebile questa opera nella storia dell'animazione giapponese: la protagonista Sybel. La poco ortodossa giornalista, che domina il film per carisma e bellezza, si presenta agli occhi dello spettatore con un nudo integrale mentre corre dalla doccia alla scrivania. Il suo impianto radar ha catpato dei segnali interessanti provenienti dalla foresta appena fuori città. Nel frattempo, un convoglio di militari è alla ricerca di due cyborg da combattimento fuggiti dalle proprie gabbie di isolamento. L'esercito deve scovarli prima che essi trovino loro, altrimenti sarà un massacro...

 

 

 

 

Black Magic M-66 non è pienamente riuscito a causa sia del minutaggio dell'opera, per cui sono condensati troppi avvenimenti che avrebbero meritato un maggior approfondimento, sia delle tecniche con cui sono stati realizzati montaggio e animazioni: key frame non sempre scorrevole, tagli netti in sequenza, ritmo che proprio sul finale decellera paurosamente. Sono, invece, da lodare le atmosfere che comunque riesce a plasmare un giovane Kitakubo il quale, anche se acerbo, dà prova di avere una padronanza quasi totale del genere thriller fantascientifico, rendendo gli interni claustofobici e le scene d'azione avvincenti per quanto possibile causa il montaggio impreciso.

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