Regia di Terry Ross vedi scheda film
Insolito horror (in realtà black comedy) dall'assunto impossibile e surreale, talmente stravagante da finire per risultare originale. Opera di una regista intellettuale, che da corso a un film - dall'anima tutta femminile, considerando anche la mano in sceneggiatura - molto apprezzato dalle giurie dei festival specializzati.
Quattro amici e componenti di una band musicale, in viaggio per lavoro, si fermano per fare una sosta nella isolata località di Angel Falls. Entrano in un pub solitario ma ben presto si ritrovano imprigionati, come "oggetti in miniatura", nella bizzarra collezione di quadri della proprietaria Ellinore (Honey Lauren). Traumatizzata dal rapporto con Patrick (Scott Alin), per i ripetuti maltrattamenti subìti, la donna è rimasta sola ma dotata della misteriosa facoltà di catturare in maniera insolita gli sfortunati clienti di passaggio, con predilizione per il genere maschile: dopo avere scattato foto alle vittime, utilizzando una speciale macchina fotografica e un magico scanner, quest'ultime si ritrovano prigioniere all'interno di quadri, appositamente affissi alle pareti. Possono muoversi, parlare, agitarsi, urlare ma in presenza di estranei rimangono temporaneamente immobilizzate.
"Till death do us part...
Se catturi le tue creazioni, puoi tenerle per sempre." (Ellinore)
Dopo il drammatico Carving a Life (2017), la regista Terry Ross dirige il suo secondo film, scritto da Lisa Bruhn. E' una black comedy tutta al femminile, a cominciare dalle motivazioni che inducono la protagonista - una bravissima Honey Lauren - ad imprigionare all'intero dei quadri ogni ragazzo che ha la sfortuna di sostare (per assaggiare la specialità di casa: torta di ciliege) nello strano pub. Non siamo dalle parti del genere horror, anzi. Come thriller poi Sweet taste of souls manca di elementi basilari (omicidi, indagine e scene di tensione). Ma l'assurda trovata di mostrare giovani in miniatura, che si dibattono come formiche prigioniere in una scatola racchiusa all'interno di una cornice con il preambolo della cattura tramite dispositivo fotografico, ha qualcosa di filosofico, di inquietante e per assurdo pure di poetico. I componenti del gruppo musicale (due ragazzi e due ragazze) vengono tratteggiati con una certa profondità psicologica, che emerge dal loro turbolento passato. Scoprono poi, tentando di dialogare a distanza (da quadro a quadro!) con altri prigionieri utilizzando il linguaggio dei segni o creando lettere disponendo i loro corpi, che alcuni di loro sono "esposti" alle pareti, in una elaborata composizione tipo galleria artistica, da oltre vent'anni, senza essere invecchiati. Quella condizione di sospensione della realtà, prevede infatti - proprio come accade ad una fotografia - che il corpo in miniatura dei soggetti sia sottoposto a leggi di immutabile, fors'anche eterna, statiticità: i soggetti, ridotti a burattini/fantasmi, non necessitano di cibo, di espletare funzioni fisiologiche, né tantomeno subiscono gli effetti del trascorre del tempo.
La particolarità della sceneggiatura (che assume toni surreali, ma anche perturbanti, quando Ellinore dialoga con un pappagallo dalla voce oltretombale), è il punto forte del film, che ha tutte le caratteristiche di una composizione al femminile e quindi non punta al facile spavento ma ci gira attorno, alla larga, insinuando per gradi inattesi percorsi di riflessione, spunti, teorie, ipotesi sul tempo, sulle immagini, sulla fallibilità della percezione umana e sul tradimento di coppia, quasi spesso del tutto estranei alla maggior parte di film horror. Sul piano tecnico si nota che la produzione ha dovuto procedere con un budget risicato ma le animazioni all'interno dei quadri sono credibili, essendo sostanzialmente basate su trucchi di mockup e quindi facilmente attuabili in CGI. La regia si attesta invece sullo standard, con un taglio puramente televisivo e senza particolari movimenti della macchina da presa. Ottima, invece, la fotografia e in genere la partecipazione dell'intero cast artistico (gli attori recitano seriamente la parte e questo non deve essere stato semplice, visto il contesto talvolta grottesco in cui si sono trovati a lavorare).
Sweet taste of souls è dunque un film dedicato a un pubblico più attento, disposto a ragionare, in grado cioè di guardare oltre l'effetto speciale, lo splatter, il disgusto provocato dalle sempre più banali scene di violenza, in virtù di una tematica implausibile nei fatti ma filosofica nel risultato. Un pubblico, quindi, che non sia troppo legato all'horror e, magari, di genere femminile. Per quanto divertente, con un suo ritmo e senza mai indurre lo spettatore in distrazione, appare comunque eccessivo l'accoglimento riservato da parte delle giurie specializzate: Sweet taste of souls può infatti contare su 18 riconoscimenti e 3 nominations. Un bel biglietto da visita per l'attempata Terry Ross, che potrà così certamente aspettarsi in arrivo nuove proposte da parte di qualche produttore. Probabilmente però, per dirigere un prossimo film non catalogabile come horror...
"Fotografia, foto-grafia, significa scrivere con la luce. La fotografia, il cinema, conferiscono una specie di immortalità, una preminenza alle immagini e non alla vita reale." (Herbert Marshall McLuhan)
Trailer
F.P. 18/12/2020 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 99'03")
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