Regia di Robin Wright vedi scheda film
Un film sceneggiato non altrettanto bene rispetto a come è stato scritto: se la storia di Edee e Miguel, nelle poche parole che tra i due intercorrono, ha certamente molto da dire (ciò che è taciuto fa capolino e si palesa negli splendidi scenari montani egregiamente fotografati), la ripartizione tra la sua prima fase e la seconda (a dividere le due: l’ingresso in scena del protagonista maschile) è troppo sbilanciata verso la prima (troppo evanescente) sia come minutaggio, e sia come attenzione, costringendo lo spettatore a dover pazientare con una certa noia prima di mettersi davvero in moto; d’altra parte I diffusi, brevi flash back della vita di Edee non aiutano a superare questa noia, anzi forse la esasperano addirittura un pochino. Dopo che tutto cambia quando finalmente un flusso concreto comincia ad avvertirsi con l’incontro dei due personaggi, intensa e molto indovinata arriva invece la parabola ascendente del finale: un decollo verticale fulminante e commovente, che irrompe come una necessità ineluttabile, come a voler replicare i cicli crudeli ed inevitabili di quella Natura che è, nella sua rappresentazione umana insieme a quella degli altri due regni, animale e vegetale, la terza protagonista di questo “Land”.
Con la regia della Wright (la quale riflette, a mio parere, le sue apprezzabilissime doti di attrice: sincera, discreta, bella suo malgrado e senza saperlo, lontana dai rumori dei fuochi d’artificio dello star-system non per snobismo, ma con sincera e umile consapevolezza di ciò che da questo la differenzia) “Land” diventa un film non certo indimenticabile, ma nemmeno uno di quelli che passa e basta, senza lasciarti niente; ed anzi (grazie anche ai due ottimi protagonisti e a quel guizzo finale davvero pregevole) invita sommessamente a tornare a lui ancora, con la mente e con il cuore.
Lo consiglio.
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