Regia di Mauro Bolognini vedi scheda film
I contadini e le loro questioni di terra, di una proprietà che non si può dividere ma che deve dividere la famiglia.
Tutto nasce dall’eredità e dal fatto che i proletari sono ricchi appunto solo di figli. Quando muore l’anziano capofamiglia ognuno reclama la sua parte, la volontà del morente è pero quella di tenerla unita consegnandola ad un solo figlio. Alla fine il figlio scelto resterà alla Viaccia ma solo per lavorarci, la proprietà passerà al fratello, senza eredi ufficiali, vinaio in città che nel frattempo prende per lavorare con lui il nipote prediletto del nonno ormai defunto. La Firenze di fine ottocento è piena di tentazioni per il giovane campagnolo che scopre le gioie del sesso in una casa di piacere. Il problema è che si innamora di una prostituta fino al punto di rubare i soldi allo zio per poterla vedere, lei donna problematica e bellissima sembra gradire le estreme attenzioni del giovane. Non ci vorrà molto tempo allo zio a scoprire gli ammanchi di cassa e a cacciare il nipote erede designato che comincia a mandare a monte il progetto del padre rimasto alla Viaccia. Il primo istigato dalla donna che vive con lui ma che non ha voluto sposare e dal figlio di lei che non ha mai voluto riconoscere, solo in punto di morte si troverà suo malgrado sposato alla donna che erediterà tutto. Il giovane ormai pensa solo alla sua amata, il film indugia in lunghi dialoghi interni post-amorosi che sanciscono la difficoltà di un amore che non si può coronare. Dopo la cacciata dello zio e le botte prese dal padre il nostro capisce di aver perso tutto ma non gli interessa, il lavoro nei campi diventa impossibile così come recuperare credito nei confronti del parente cittadino che comincia a trattare male tutta la famiglia del fratello contadino. Il giovane torna in città trovando lavoro proprio dove lavora lei, i due sembrano convincersi a lasciare quel posto un giorno e cambiare vita ma la tragica festa di carnevale nel bordello cambierà tutto, eccitazione mascherata che sfocia in rissa armata di coltello nella quale il nostro resta ferito nel corpo ma anche nell’anima da una donna che non lo vuole più. Lui ritorna alla terra in tempo per vedere come la nuova padrona continua a sfruttare il lavoro della sua famiglia. Opera impietosa nel descrivere la situazione della classe contadina, strozzata nella parte politica, le idee anarchiche del professore non riescono a distogliere il giovane dalla sua idea fissa. Quello che resta è un melodramma in interni che si mangia il film dove il sociale rimane sullo sfondo. Film Viscontiano ma incompleto, raffinato nei dialoghi e duro nella definizione degli ambienti.
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