Regia di Martin Ritt vedi scheda film
Pochi film sanno trasmettere un senso generale di tristezza come questo. La storia viene presentata in tutto il suo squallore, spalmata nero su bianco (è proprio il caso di dirlo) sulla grigia realtà del muro di Berlino. Il complotto politico di quegli anni, il terrore e il totale disincanto nei confronti della vita avvolgono la vicenda nel gelo di un incubo mortale. Nessun raggio di luce riesce a uscire dalla fitta tenebra. Viene davvero dal freddo questa povera spia solitaria, che costituisce l’anti-James Bond per eccellenza: un grande Richard Burton che non si fa dimenticare.
Appesantita da un passo lento e da una trama complessa che altrove potrebbero annoiare (mentre qui sono l’essenza stessa della vicenda), la storia procede compatta fino al drammatico finale, dove la logica cinica del criminale si scontra finalmente con la scelta di morire come un essere umano.
Sconsigliato per chi teme di patire crisi depressive. Da maneggiare con cautela.
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