Nella sua villa sulla collina di Posillipo, lo scrittore declinante Valerio Primic passa il tempo a ruminare su di sé, tentando di non farsi affossare dai rapporti tesi con la propria famiglia. Ma il mondo esige che si viva, la villa oramai è un tempo passato irrecuperabile, e i libri sono una pericolante barriera che traballa sotto i colpi ineludibili del reale.
Del romanzo teatrale di Maurizio De Giovanni (2019) - compendio di filosofia estetica partenopea con notevoli rimandi a Eduardo, Gassmann, al suo quarto lungometraggio, mantiene l'impianto appunto teatrale, e non si fa prendere dalla smania - di molti registi - di trasformare tutto in cinema per la paura che teatro faccia rima con tetro.
E, oltre a collaborare con la sceneggiatura, dirige i bravi Massimiliano Gallo e Margherita Buy con mano salda, riservandosi due gustosi cameo di lodevole autoironia.
Il resto lo si deve al coraggio dei produttori, e alla maestria del cast tecnico, su cui svetta l'attenta fotografia di Mike Stern Sterzynski.
Un film a tratti visionario con sapienti tempi dilatati.
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