Regia di Yasujiro Ozu vedi scheda film
Il vecchietto dove lo metto, cantava Modugno dalle nostre parti negli anni ’70; ma il problema doveva essere ben sentito anche nel Giappone postbellico, a giudicare da questo film sulle vicissitudini di un’anziana coppia di genitori che va a trovare i figli nella grande cità. Trattati con malcelato fastidio, sballottati qua e là come pacchi postali, va a finire che lei muore e lui resta nel suo paesello ad aspettare la morte. Ozu non presenta un conflitto aperto, non pronuncia giudizi di condanna, si limita a dare una rappresentazione oggettiva con pacata e trattenuta commozione: tutti hanno un po’ di ragione, nessuno vuole fare del male agli altri, gli ordinari egoismi dei figli sono quelli di chiunque. Il personaggio più intenso finisce per essere quello della giovane vedova Setsuko Hara nel ruolo (simile a quello che avrà in Crepuscolo di Tokyo) di una donna sostanzialmente sola, che ha imparato la serenità dalle sofferenze patite: è per lei che simpatizziamo e con cui ci identifichiamo.
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