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Viaggio a Tokyo

Regia di Yasujiro Ozu vedi scheda film

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La recensione su Viaggio a Tokyo

di OGM
10 stelle

Il sottotesto di questa storia di genitori e figli è, più che una riflessione psicologica e morale, la semplice constatazione degli effetti del tempo che passa. Il trascorrere degli anni cambia il mondo ed i rapporti tra le persone, aumentando le distanze ed accentuando le differenze. Le strade individuali inevitabilmente divergono, e, per le generazioni più giovani, il pensiero del futuro prevale su quello del passato, a cui appartengono i padri e le madri. La crescita è un processo naturale che, per definizione, allontana dalle radici, creando nuovi rami e nuove linee di sviluppo, e conservando, verso le origini, solo un vago attaccamento. La perdita di queste può causare rimorsi e rimpianti, ma non vero dolore, nel momento in cui la vita è ormai avviata, e quindi indirizzata verso altri interessi e prospettive. Quando, con i matrimoni dei figli e la nascita del nipoti, la famiglia si amplia, i legami necessariamente si allentano, gli accenti si spostano, e  le attenzioni si concentrano sui nuovi nati. Le preoccupazioni e le esigenze pratiche della quotidianità, comprese  quelle professionali, prevalgono sul valore dei ricordi e sugli affetti pregressi, a meno che – come nel caso di Noriko, giovane vedova di guerra – un lutto non abbia congelato il sentimento, confinandolo nella quieta sfera della memoria. La normalità vuole che ad essere protagonista sia l’oggi, e che la realtà sia quella che appare viva adesso: forse è giusto che la sua voce fragorosa copra il bisbiglio della nostalgia, perché solo in questo modo l’esistenza può andare avanti. Fertilità è aprirsi ad amori non acquisiti per nascita, non dettati dal sangue, ma scelti liberamente, come possibilità da esplorare, coltivare e trasformare in progetti per la vita. “Viaggio a Tokyo” (come l’italiano “Stanno tutti bene”) ci rammenta che, nel ciclo universale, ciò che è vecchio si abbandona e muore, mentre tutte le speranze si riversano sul nuovo. Ciò che conta (in ogni aspetto dell’attività umana,  come la politica, l’economia,  la scienza e la religione) è, infatti, la passione del domani; e, di conseguenza, ciò che maggiormente colpisce e fa soffrire è la sconfortante amarezza degli investimenti falliti e delle promesse mancate.   

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