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The Suicide Squad - Missione suicida

Regia di James Gunn vedi scheda film

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La recensione su The Suicide Squad - Missione suicida

di Antisistema
6 stelle

Vi piace la merda dice l'utente Medeis su Badtaste, più che altro siamo costretta a subirla ogni giorno per via dei danni cagionati dall'imperialismo americano, perchè la minaccia in The Suicide Squad : Missione Suicida di James Gunn (2021) non è trascendente, come potrebbe far supporre superficialmente il villain Starro, una gigantesca stella marina di origine aliena, che fosse stato per lui se ne sarebbe stato per i fatti suoi lì tra le stelle dello spazio, ma immanente, perchè il nemico è interno alla squadra, non solo in senso fattuale, ma metafisico, poichè la loro committente Amanda Waller (Viola Davis), è l'emblema del colonialismo americano, che sente il diritto di proiettare la propria forza all'esterno del paese, nella distorta volontà di voler conformare e soggiogare tutto il mondo ai propri voleri, i paesi "non allineati" alla dottrina USA come quelli del sud America come in tale caso, sono le prime vittime dell'aggressività militarista a stelle e strisce che interviene nelle questioni di altri paesi, finendo con il provocare solo enormi disastri senza risolvere nulla (Corea, Vietnam ed in ultimo Afghanistan insegnano).
James Gunn prende gli sporchi USA e li mette sul banco degli imputati, i testimoni delle sue nefandezze sono i reietti che compongono la Suicide Squad, una squadra composta da pendagli da forca, usata dal governo in missioni pericolose dove è alta la probabilità di perdere la vita, se và bene hanno uno sconto di 10 anni sulla pena, alla peggio crepano contro il nemico o se tentano di disertare per via del micro-ordigno iniettato alla base del loro collo.
Complice il fallimento del Suicide Squad di David Ayer (2015), Gunn ha carta bianca e sembra confezionare un reboot che tenga ben poco conto la pellicola precedente, per virare nettamente su una pellicola della Troma ad alto budget (185 milioni), unendola ad una messa in scena nettamente fumettistica, che poco importa di voler rendere "realistico" il tutto, complice anche gli eccessi della comicità sguaiata del regista, che risulterà indigesta a molti, poichè spesso sfocia troppo in un non-sense senza un motivo preciso e poco divertente, dove lo spettatore non si accorge quando dovrebbe fare la risata, poiché non basta l’iconografia di un mostro come Starro a fare automaticamente questo The Suicide Squad una pellicola Troma, poiché lo spirito del Gunn di quei primi film è divenuto dai Guardiani della Galassia (2014) in poi, un brand riconoscibile e quindi un marchio da portare avanti, anche se tra esiti discutibilissimi come l’orribile sequenza delle braccia che si staccano dal corpo di T.D.K., per costruire una gag intrisa di infantilismo che uccide totalmente il dramma iniziale, di gente bruciata viva o con facce fracassate di colpi, dei membri di questa squadra di sacrificabili appena sbarcati sull’isola di Corto Maltese (un omaggio all’immortale personaggio di Hugo Pratt, a quanto un film sul marinaio? Lo so, non è un supereroe, però un adattamento potreste anche farlo visto che girate tanta merda), vengono falcidiati brutalmente dall’esercito della dittatura gestita da Silvio Luna e dal suo braccio destro, il generale Suarez.
Gunn si prende i suoi tempi, la prima parte indubbiamente è la più debole, indecisa sul tono e indefinita sulla strada da prendere, complice anche l’incauta gestione di Harley Quinn (Margot Robbie), la cui presenza nel film ad un certo punto diventa un abnorme spin-off dedicato al suo personaggio e al risibile percorso di emancipazione, qui si vede lo smarrimento della vena irriverente di un Gunn che si adegua pigramente alle mode imperanti del me too, senza osare come in passato. Il rated-R tanto celebrato per buona metà di film è un mero specchietto per allodole per mostrare sbudellamenti, sangue splatteroso in CGI e un paio di battute sconce, ma senza mai colpire a fondo, perché il tutto è cartoonesco e non disturba visceralmente, perché poi diciamoci la verità; la scena di sesso di Harley Quinn e successiva emancipazione, un vero regista irriverente l’avrebbe gestita diversamente, magari denudando Margot Robbie, mettendola a pecora e poi farle usare la sua mazza sovvertendo i “ruoli”; qui ci accontenta dei piedini Tarantiniani e degli arcobaleni di fiori vomitati.

 

David Dastmalchian, John Cena, Idris Elba, Daniela Melchior

The Suicide Squad - Missione suicida (2021): David Dastmalchian, John Cena, Idris Elba, Daniela Melchior

 

Meglio quando le strade s’incrociano ed il gruppo si riunisce, gli scambi di battute veloci e pungente regalano risate e talvolta colpiscono nel segno :

 

"Che cosa ci fai con un giavellotto?"
“Aspetto che Dio me lo dica”
“O Cristo”
“Si, o forse lui"

 

Nello squilibrio della coralità, la pellicola trova il suo equilibrio migliore; certo, questi cattivi non sono forse cattivi al 100%, che Gunn identifica in Amanda Waller, quindi negli sporchi USA, siamo innanzi più a degli anti-eroi come Bloddsport (Idris Elba), soldati stupidotti troppo idealisti in stile colonello Rick Flag (Joel Kinnaman) o troppo identificati con il loro nome tipo Peacemaker (John Cena), mentre altri ricordano i reietti Burtoniani dei bei tempi come Mister Pois (Dastmalchian), quanto soprattutto King Shark, un ibrido squalo-umano e Ratcatcher II, una giovane ammaestratrice di topi, capace di controllare i roditori impiegandoli come armi. Più disadattati sociali che cattivi, in ciò Gunn è onesto sin da subito nella sua retorica di questa famiglia disfunzionale, che vuole cercare una propria unità nell’amicizia per sopravvivere; ma questi freak sono orgogliosi di essere tali, trovando nella loro diversità da ultimi dei perdenti come Ratcacher II, una dignità che appartiene ad ogni essere vivente, fosse anche il più in basso della scala sociale, poiché solo essa conduce alla libertà dal sistema tanto desiderata.
Più che nella dimensione un po’ troppo da sit-com di certe dinamiche relazionali, bisogna riconoscere come Gunn funzioni molto meglio nell’intimismo, in cui si trova la ragion d’essere con il suo Rated-R con un taglio “adulto”, risultando veramente azzeccato nell’uso nel climax situato ben prima del terzo atto, tramite le figure di Flag e Peacemaker, personaggi che rappresentano le due facce del militarismo USA; il primo è il soldato che crede nella bandiera ed i suoi valori, mentre il secondo è fedele al concetto di imporre la pace ad ogni costo esportando la democrazia secondo il pensiero di Bush, anche se ciò può voler dire usare la forza, cagionando così dei danni immani; in realtà entrambi sono pedine inconsapevoli di un marionettista più abile di loro, che cela la sua presenza in un gioco di numerose scatole cinesi ad incastro, che occultano la verità dietro una superficie apparente, che funge da inganno collettivo e che Gunn devasta e ribalta ogni qualvolta ne ha le occasione, scombussolando le certezze dello spettatore. In ciò Suicide Squad trova la sua forza, nell’impossibilità di contorni definiti a favore di una realtà sfumata, dove la conclusione della vicenda richiede comunque un prezzo da pagare, una vittoria a metà, com’è la vita, dove alla fine il potente resterà sempre al suo posto, poiché irremovibile pezzo che gioca nello scacchiere mondiale, devastandolo a piacimento, d'altronde è risaputo che per gli americani il sud America è composto per lo più da straccioni pezzenti bastardi comunisti e dittatori militaristi egocentrici.
Un netto passo in avanti rispetto al fallimentare Suicide Squad di David Ayer massacrato dai produttori in fase di montaggio, qui si nota una mano molto più personale, che s'incontra con lo spirito del cinema di Don Seagel e quello del mucchio selvaggiodi Peckinpah, in linea con le idee Troma degli esordi del suo regista, purtroppo l’anti-americanismo latente unito alla situazione pandemica, sembra avergli alienato il consenso di pubblico, poiché al momento risulta essere un flop devastante ai botteghini, d’altronde ci meritiamo la solita merda.

 

scena

The Suicide Squad - Missione suicida (2021): scena

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