Regia di Lana Wachowski vedi scheda film
Inutile strafalcione di Lana Wachowski.
Il primo istinto, dopo aver visto questo "sequel", è stato di fare un breve commento, negativo, e buonanotte. Poi, essendo un fan della saga, ho pensato: vabbè, era inevitabile che ne facessero un quarto: scombinato il meccanismo già delicato di Matrix-film, ed inevitabili teenagers simil-manga che sanno tutto di tutti e ballano il kung fu. Per puro rispetto a quello che considero uno dei capolavori del cinema fantascientifico, il primo Matrix, scrivo due parole su "Matrix Resurrection". Già il titolo insospettisce: non è "Il figlio di Neo", o "La stirpe di Trinity", o anche, "Zion: che succede ora" (che magari sarebbe stato più azzeccato). Quel "resurrection" in un titolo non è mai foriero di buone notizie e non si accompagna mai, nella storia del cinema, a un buon prodotto. Si usa "risuscitare" qualcosa che aveva già compiuto il suo ciclo e avrebbe meritato un buon riposo, ricordato dai fans nei racconti della sera, tra gli amici, in infinite disquisizioni "sceglieresti la pillola rossa o quella azzurra", seduti a un bar montando occhialoni scuri anche di sera. Insomma, dopo "Matrix revolution", che già annoiava un po', requiescat in pace, Neo, hai salvato tutti noi (vabbè, Zion non è proprio bellina come città ma, perbacco, è reale). Invece, rieccoci qui daccapo. Sembra di essere in un fan club, con i ragazzi che fanno il tifo per il loro (vecchio) eroe. Come al solito, gli attori che non hanno voluto o potuto, per raggiunti limiti di età e di sopportazione, reintepretare i vecchi eroi sono stati sostituiti spudoratamente con nuove virtualizzazioni (tanto è tutto irreale, no?) e altre trovate iperboliche, nessuna delle quali convincenti. I protagonisti principali, Neo-Thomas Anderson e Trinity, dovevano esserci per forza, hanno ancora la loro presenza, ma tutto è strano, sembra una minestra scaldata, poi surgelata, e di nuovo scaldata. Ho pregato per tutto il film che si materializzasse il buon vecchio agente Smith, l'originele ed impareggiabile Hugo Weaving, a dare una lezione a tutti, ma non è stato così e, dico la verità, alla fine ho sperato che le macchine distruggessero del tutto gli umani e trovassero un'altra fonte di energia da sfruttare.
Alcune furbate strategiche sulla costruzione del personaggio antipatico di turno, lo psicologo interpretato da Neil Patrick Harris, sono per l'appunto furbate che solo parzialmente recuperano una qualche attenzione dello spettatore. Stesso ruolo hanno gli effetti speciali, qui in totale esagerata profusione, probabilmente sperando che in quest'orgia digitale lo spettatore non faccia più caso all'insulsa trama.
In conclusione: facciamo finta che il film non sia mai stato realizzato. Come in altre occasioni per altri finti "sequel", godiamoci il primo film e, per amor di collezione, gli altri due. Poi, andiamo alle tombe di Neo e Trinity e auguriamo ai due eroi un eterno ed ininterrotto riposo. Se lo meritano.
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