Regia di Juliane Block vedi scheda film
Horror femminile (girato da una regista) con forte substrato femminista, vanificato da un incipit fiabesco e da un soggetto per nulla originale. Con presenza di zombi, tirati in ballo senza alcuna plausibile motivazione, tra i meno spaventosi mai rappresentati sullo schermo.
Jane (Mhairi Calvey) viene invitata dall'avvocato Saul (Jo Price) presso la dimora di Hobbes House. E' in questa circostanza che apprende come la zia Alexandra, che non vede da anni, si è suicidata: sparandosi un colpo di pistola alla testa. Assieme alla sorellastra Jennifer (Makenna Guyler) e al custode Naser (Waleed Elgadi), è stata convocata per la lettura del testamento. E' presente anche Nigel (Kevin Leslie), banchiere che ha indotto in bancarotta Alexandra e fidanzato di Jennifer. Una maledizione grava attorno ad Hobbes House, ogni volta che la proprietà è in pericolo, o senza legittimo proprietario. La prima a cadere vittima dei "guardiani" - morti ritornanti in veste di zombies, sepolti in prossimità dell'abitazione - è l'avvocato. Le rivalità tra le due sorelle sono destinate a scomparire, dato che Jane e Jennifer dovranno fare i conti non soltanto con i morti viventi, ma anche con la vigliaccheria di Naser.
Dopo una sigla inziale "animata" e in stile fiabesco, durante la quale ci viene introdotta l'impossibile genesi della maledizione, la storia (scritta dalla stessa regista Juliane Block e sceneggiata da Wolf-Peter Arand) si orienta subito sull'eredità. Un copione come milioni di altri, già visto e rivisto, che non offre nessuno motivo di attenzione. La parte horror è girata malissimo, con zombi dagli occhi fosforescenti tra i meno spaventosi mai apparsi sullo schermo. All'autrice non importa trattare il genere horror, ma vuole invece argomentare di diversità e famiglie allargate, puntando l'attenzione su personaggi socialmente deboli e contrastati: dal siriano (quindi extracomunitario) di buon cuore, vittima del malvagio razzista di turno, al naturale attrito che può esistere tra due sorelle figlie della stessa madre e in seguito distanziate (fisicamente) da un padre che tale è solo per una delle due (Jennifer). The curse of Hobbes house è un film molto femminile, come prevedibile data la genesi, con due eroine destinate a ricoprire lo scontato ruolo di emancipate. Perché l'orco, si sà, è di sesso maschile.
Girato evidentemente a basso budget, tanto che non è dato assistere ad alcun effetto speciale, e relativamente corto, sin dall'irragionevole incipit allontana l'interesse, mai nemmeno sfiorato nello spettatore, attorno ad una vicenda surreale e priva di adeguato preambolo. Chi siano questi "guardiani" e perché sono seppelliti nei dintorni di casa Hobbes non pare essere importante per Juliane Block, cineasta con già all'attivo una discreta serie di titoli (mai giunti in Italia) e alcuni cortometraggi. Possiamo capire le lodevoli intenzioni politiche che animano la sua regia, ma il risultato finale è davvero scadente. Il prodotto manca di ritmo, la tensione è del tutto assente e l'assoluta carenza di trucchi o momenti splatter (che avrebbero almeno vivacizzato l'azione) contribuisce a rendere sofferta la visione. Solo per intrepidi, magari disposti a vederci quel significato "extra genere" che, pur se presente, è anch'esso trattato con disattenzione e pronosticabile sviluppo. L'happy ending è in grado di fare sprofondare ancor di più nel patetico il mediocre lungometraggio.
"Un’eredità mi ha lasciato mio padre… Mi ha lasciato la luna e il sole; e anche girando tutto il mondo non riuscirò mai a spenderla." (Ernest Hemingway)
Trailer
F.P. 24/12/2020 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 83'27") / Data del rilascio USA e CANADA (streaming): 15/12/2020
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta