Regia di Michela Andreozzi vedi scheda film
Simpatica commedia di costume. Da non prendere troppo sul serio
Paolo alias Fabio Volo, è un professore di filosofia, vedovo che ha cresciuto da solo l’adorata figlia Simone pronunciato alla francese “come la de Beauvoir” con la quale ha un ottimo rapporto, i compagni scherzosamente la chiamano Inzaghi. Ma quando la ragazza entra nella fase adolescenziale, l’idillio si rompe. Come quasi ogni teenager di questi tempi, Simone è assorbita completamente dal suo smartphone, alle prese con i suoi amati social, in cui sguazza, con sommo piacere, mentre il padre tagliato fuori da quel mondo,che peraltro snobba, la critica aspramente. Simone vagheggia un futuro da influencer. Ovviamente per Paolo, che si sente un intellettuale, è una sconfitta, peraltro anche i suoi studenti non seguono con grande attenzione le sue lezioni” obsolete”. Il cellulare con annessi e connessi, ha eretto una barriera tra lui e i giovani ed è allora che Paolo dopo l’ennesimo litigio, subisce la rappresaglia della figlia e finisce suo malgrado protagonista di un video, che subito diventa virale. Viene ripreso dalla sua fotocamera mentre spara a zero sulle web star e la clip viene postata in rete a sua insaputa. Chiamata indirettamente in causa dal padre trombone, come viene appellato stizzosamente sul WEB, interviene Ele-O-Nora, diva di Instagram, nella vita Giulia De Lellis, che guarda un po' fa per davvero l’influencer con ben 5 milioni di followers, pronta a scatenare una guerra social. Paolo è preso in contropiede e all’inizio, si sente spiazzato ma poi con i consigli della figlia, comincia a replicare, sfidandola sul suo stesso campo: i social. Se da una parte i giovani sono tutti contro di lui, c’è una bella fetta di genitori che invece solidarizzano e si schierano a suo favore e allora Paolo coadiuvato dalla figlia, che nel frattempo si è data il ruolo di social media manager, conoscendo bene gli arcani meccanismi, che solo i millennial, quelli della generazione digitale, padroneggiano con cognizione di causa, crea l’hashtag “#padre trombone”, che riscuote un discreto successo e Paolo si ritrova a duellare con Ele_O_Nora, ingaggiando una campagna contro l'abuso dei social. Paradossalmente per ribattere ad una influencer l’uomo si trasforma, a sua volta, in influencer, imbattendosi in prima persona nei pericoli nascosti nei social, come è facile acquisire follower è altrettanto facile perderli, per poi intuirne anche il potenziale positivo. Il film è un’occasione per capire il significato di concetti come “boomer”, “sessualità fluida” e “generazione Z”, stigmatizza la dipendenza da Smartphone e il rischio di Revenge porn, ahimè dilagante e pernicioso, quando non addirittura letale, la cronaca ce lo insegna. I dialoghi sono infarciti da queste espressioni dello slang giovanile, passati in rassegna e un po’ sbertucciati. Ciò detto e nonostante tentativi come quello di citare Bauman, lo spessore di “Genitori vs Influencer” resta sempre tenue, la commedia è leggera e la regista ne è consapevole, non ha pretesa di fare sociologia e non si prende troppo sul serio. I momenti comici sono affidati al gruppetto di attori scafati, che interpretano la colorita “famiglia” dei condomini: Paola Tiziana Cruciani, Nino Frassica, Paola Minaccioni e Massimiliano Vado. La deliziosa De Lellis è il soggetto più calzante del film, nell’atto di inscenare sé stessa, influencer di mestiere, massima rappresentazione del nativo digitale, ma la coppia tra lei e Volo, è tra quelle peggio assortite e improbabili. Valido il messaggio, che esista sempre uno spazio d’incontro tra mondi diversi in cui, complice una rispettosa sospensione del giudizio, molti preconcetti siano destinati a cadere. Il film mostra che passare la mano all’avversario talvolta, può servire a superare i propri limiti. Concedersi di poter cambiare opinione, ricordate solo gli stupidi non cambiano mai idea, è un segnale di intelligenza ed elasticità. Il film marcia molto su questa contrapposizione iniziale, che poi dopo i primi screzi, si traduce in “affettuosa identità di vedute” Il cinema, attualmente, quando si bazzica, nell’ambito della commedia di costume, tende a semplificare e a mantenersi in superfice, un po’ perché non sono tempi in cui problematizzare più del dovuto la realtà, un po’ perché forse si pensa che orientarsi in questa direzione, procuri più pubblico e più incassi. Tuttavia al netto di queste considerazioni, il film è scorrevole e piacevole.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta