Regia di Tony Richardson vedi scheda film
Libertà, rilevanza dell'individuo, poetica del quotidiano. I tre aspetti fondamentali del free cinema sono presenti in quest'opera, giovanile ma già matura, di Richardson. Per di più, si propone, in sottofondo, una critica alla società britannica del tempo, dove i ragazzini hanno una casa, ma giocano nel fango come ai tempi di Dickens, dove gli omosessuali vengono cacciati dalle camere in affitto semplicemente per il loro orientamento sessuale, dove la gente beve per dimenticare una realtà squallida e dove il divertimento è dato dai luna park di orripilanti cittadine marinare. Un film sofferto e sofferente, uscito dalla penna di Shelagh Delaney (originaria dell'Irlanda, ma nativa di Salford, come Mike Leigh), filtrata dagli umori grotteschi del regista, che si rivolgerà in seguito ad un altro scrittore "arrabbiato" come Alan Sillitoe, per Gioventù, amore e rabbia. La forza del film risiede, comunque, anche nella faccia nervosa di Rita Tushingham e nell'espressione ingrugnata di Murray Melvin, il cui personaggio troppi critici dell'epoca definivano disinvoltamente "invertito". Buona anche la coppia dei "vecchi" del film, la madre snaturata di Dora Bryan e l'odioso commerciante di automobili Peter, interpretato da Robert Stephens.
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