Regia di Jerry Hopper vedi scheda film
Dramma in salsa semi-western, che si basa sulle ottime interpretazioni della Baxter (protagonista) e di Hudson. La storia sa di già visto, ma il contorno di invidie, ripicche, menzogne e dispetti ne fa un piccolo gioiello. Scevro dei patetismi di un Douglas Sirk, Jerry Hopper tiene le redini della pellicola giocando sul confine non troppo marcato tra la moralità e la trasgressione del buon costume. Tracey ha un animo nobile, ma viene colpita in modo codardo da Judith, innamoratasi di Clint, che le fa togliere i bambini "adottati" con l'uomo. Tornando alla casa da gioco del titolo italiano, Tracey fugge dal passato recente, ormai insopportabile, per rifugiarsi nel suo vero passato, più autentico e familiare. Ma anche Tracey cederà al fascino della vendetta. Inquietante l'incendio finale in cui muore Judith: Tracey, tra la folla, mostra un sorriso lacrimevole, conscia che quella morte le ridarà l'uomo amato. Così come inqquitante è Clint, che ma ha amato davvero la moglie e che resta impassibile dinanzi alla tragedia.
Ottima messa in scena. Forse sottovalutato.
Da segnalare Natalie Wood nel ruolo dell'orfana adottata prima da Tracey e poi da Judith.
Altro cinema, altri tempi, altri attori: al giorno d'oggi sarebbe impossibile fare un film simile.
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