Regia di Folco Quilici vedi scheda film
La lacrimevole storia di un bambino genovese che si imbarca clandestinamente per l'Argentina, alla ricerca della madre che lo ha abbandonato.
Questa è la seconda riduzione cinematografica del racconto Dagli Appennini alle Ande, tratto da Cuore di Edmondo De Amicis naturalmente, nel giro di una quindicina di anni: se la prima versione, quella firmata da Flavio Calzavara nel 1943, risultava calligrafica e fortemente aderente alle pagine di origine, questa non si prende comunque troppe libertà, ma è dotata se non altro di una maggiore personalità. Nella sceneggiatura firmata dal regista Folco Quilici, alle prime armi nel cinema a soggetto ma già autore di alcuni documentari sulla natura, e da Giuseppe Mangione c'è spazio per qualche variazione sul tema (esasperato, per es., è il regionalismo del marinaio interpretato da Carlo Romano), rimanendo senza colpo ferire all'interno del canovaccio melodrammatico del testo di partenza. Bene il piccolo protagonista Marco Paoletti, già visto ne Il maestro di Aldo Fabrizi (1957) e che proseguirà ancora per qualche anno con la carriera attoriale; al suo fianco nel cast, tra gli altri, Eleonora Rossi Drago, Fausto Tozzi, il già citato Romano e ancora Guillermo Battaglia, Josè Comellas e Mario Baroffio – a ricordarci che stiamo parlando di una coproduzione italo-argentina. Maggior risalto avrà l'opera successiva di Quilici per il cinema a soggetto, Ti-Koyo e il suo pescecane (1962). 4,5/10.
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