Regia di Luciano Salce vedi scheda film
Nel venticinquennale esatto dall'omonima messa in scena di Germi (1952-1977), ecco che Salce rispolvera la commedia francese di Maurice Hennequin e Pierre Veber che già ispirò una trasposizione cinematografica oltralpe negli anni '30. Qui, inutile dirlo, i toni si fanno più grossolani che in precedenza e la vicenda viene trasportata in un Veneto da barzelletta, con personaggi marpioni ed ammiccate facili (pur senza scadere nel morboso o nell'erotico tipici della commedia italiana di quegli anni). Salce si ritaglia un cameo nella parte iniziale del lavoro, per lasciare poi spazio ai bravi protagonisti: Dorelli, la Melato e Tedeschi, con ruoli di secondo piano per Caprioli ed ancora minori per caratteristi come Ugo Bologna e Lucio Montanaro. A sceneggiare ci pensa Ottavio Jemma (in realtà per una volta citato come Iemma nei titoli di apertura), ma le firme di Luttazzi alle musiche e Ferretti alle scenografie sembrano davvero sprecate. Il film di Salce punta sul grottesco e sulla comicità più facile e diretta, rimanendo inevitabilmente distanziato dietro alla versione di Germi, che pure di commedie 'pure' non era certo un esperto. 5/10.
Soubrette estroversa viene scambiata per la moglie di un giudice da - nientemeno che - il ministro della Giustizia. Il doppiogioco fa comodo alla donna, ma è complicato da portare avanti perchè il ministro la desidera ed il giudice è in realtà già sposato. E lei, che riuscirà a debuttare in un teatro di prim'ordine grazie al sotterfugio, è un'incapace totale.
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