Regia di Vittorio Caprioli vedi scheda film
Alessio, maturo corniciaio ex ballerino di fila di Wanda Osiris, frequenta di notte il luoghi di incontri gay della capitale, dove viene agganciato da un commissario di polizia che ne fa il suo informatore di fiducia su parecchi giri illeciti in cui l'uomo ha modo di infiltrarsi attraverso le sue non sempre limpide conoscenze.
Alessio ha anche uno sfavillante alter ego femminile, Madame Royale, antesignana delle moderne drag queen, che regna sui festini romani agghindata come una nobildonna settecentesca, parlando rigorosamente in francese.
Alessio è anche genitore di fatto e di affezione, avendo cresciuto Mimmina, la figlia del suo ex compagno che anni prima gliela aveva scaricata ancora bambina, facendo perdere le sue tracce.
Un film sicuramente coraggioso per i tempi e coraggioso Ugo Tognazzi ad interpretarlo, delineando un personaggio che anticipa per molti versi quello del successivo e molto più fortunato Vizietto. Certo, l'immagine del mondo omosessuale che mette in scena ci pare oggi stereotipata e ancorata al cliché dell'effeminatezza e a quello dei “giri torbidi”. Tuttavia nel 1970 un film tutto incentrato su un protagonista gay, incarnato con sensibilità da una star assoluta del cinema italiano, era senza dubbio un'opera che rompeva gli schemi (ed infatti fu vietato addirittura ai minori di 18 anni, nonostante non vi si veda assolutamente nulla di sessualmente esplicito). Anche dare un volto, pittoresco ma simpatico, ai frequentatori notturni dei parchi alla ricerca di incontri con uomini contribuiva ad umanizzare una comunità allora maggioritariamente disprezzata.
Un film quindi precursore e godibile, seppur imperfetto, che gioca con il grottesco e con il giallo e nelle parti più riuscite si affida giustamente alla bravura del protagonista, lasciandogli briglia sciolta: la pellicola ha i suoi momenti migliori nella tenerezza nel rapporto con la scriteriata Mimmina e quando Tognazzi scatena la sua verve di commediante nelle vesti favolose di Madame Royale. Però al regista Caprioli manca la ricetta per amalgamare a puntino le giuste dosi di commedia e tragedia, chiudendo un po' sbrigativamente su una nota troppo oscura che lascia l'amaro in bocca senza commuovere come avrebbe voluto.
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