Regia di Tomaso Sherman vedi scheda film
Il problematico rapporto tra una donna e il marito, sposato senza troppa convinzione, è arrivato alla conclusione. I dubbi la tormentano e lei non riesce a passare all’azione.
Il romanzo omonimo di Natalia Ginzburg da cui questo film prende spunto, pubblicato alla fine della seconda guerra mondiale, non brillava per vivacità, ma faceva quantomeno leva su una struttura narrativa a flashback che in qualche modo dava un’illusione di movimento, di vitalità: renderlo ancora più statico non era facile, eppure Tomaso Sherman e Gianni Serra, gli sceneggiatori della pellicola, ci sono riusciti. La gran parte della storia è raccontata qui attraverso la voce off della protagonista, il suo flusso di pensieri; due ore e poco più – due puntate da un’ora circa ciascuna – che scorrono lievi come un macigno, anche grazie alla colonna sonora strappalacrime di Luis Bacalov e alla fotografia cupa di Blasco Giurato. Quando i punti di forza di un lavoro – Bacalov, Giurato e ci si metta pure la buona, ambiziosissima regia dell’esordiente Sherman – diventano il suo principale problema: È stato così, produzione Rai, è un film che tende al lacrima movie (in voga in quegli anni, d’altronde) più che all’introspezione in stile Antonioni, che forse punta a un ritratto di donna bergmaniana (e non è vaga la somiglianza fisica fra il barbuto Stefano Satta Flores, qui, e l’Erland Josephson di Scene da un matrimonio, del 1974), ma finisce per girare a vuoto tra dialoghi sterili e un’attesa, vana, dell’azione risolutiva – o per lo meno dell’azione. Nel cast, oltre al già citato Satta Flores, Stefania Casini, Luigi Diberti, Laura Belli e Antonella Lualdi. 4,5/10.
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