Regia di Enrique López Eguiluz vedi scheda film
Primo capitolo di una fortunata serie di horror spagnoli, scritti e interpretati da Jacinto Molina. Ispirato dai miti Universal e Hammer, l'autore - adottando qui per la prima volta lo psedonimo di Paul Naschy - è destinato a diventare nome di punta del cinema fantastico iberico. Il film, però, è ben poca cosa ...
Durante un ballo in maschera la contessa Janice (Dyanik Zurakowska) fa la conoscena dell'aristocratico Waldemar Daninsky (Paul Naschy/Jacinto Molina) restandone affascinata. Più tardi mentre Janice visita un castello, incontra nuovamente Waldemar che gli mostra una bara con all'interno il corpo di Imre Wolfstein, un licantropo ucciso - con una croce d'argento piantata nel petto - cinquant'anni prima. Due zingari, saccheggiando la cripta con il cadavere di Wolfstein, riportano in vita l'uomo lupo. La creatura, prima di essere uccisa durante una caccia da parte della popolazione, ferisce Waldemar che alla prima notte di luna piena si trasforma, aggredendo a morte alcuni innocenti. Tormentato dalla sua condizione, Waldemar cerca l'aiuto di un medico tedesco e di sua moglie, entrambi esperti dell'occulto. In realtà i due sono vampiri e hanno progetti ambigui nei confronti di Waldemar.
L'attore iberico Jacinto Molina (1934 - 2009), sui set a partire dal 1960 (Il principe dei vichinghi), nel 1967 tenta la strada della sceneggiatura. Ispirato da tematiche gotiche care alla Universal (L'uomo lupo, 1941) e alla Hammer (i film sulla serie dedicata a Dracula), scrive una sceneggiatura che mette assieme i due personaggi dell'horror più noti e apprezzati dal pubblico dell'epoca. Pochi gli credono, tanto che in un primo momento il cineasta Enrique López Eguiluz lo invita ad abbandonare il progetto, come poi farà Amando De Ossorio, opzionato come seconda scelta in regia. L'attore prescelto, Lon Chaney Jr., rifiuta poi la parte e Molina decide di interpretare lui stesso il ruolo del protagonista. Su suggerimento dei produttori tedeschi, Molina adotta una pseudonimo teutonico con nome Paul (riferito al Papa dell'epoca, Paolo IV) e cognome Naschy (ispirato dall'atleta olimpico ungherese, Imre Nagy). La marca del hombre lobo riscontra un successo inatteso, dando origine al medesimo tempo allo sceneggiatore/attore/personaggio (Molina/Naschy/Waldemar) più noto e fortunato del cinema horror iberico. Avrà qualcosa come nove seguiti, arrivando ad essere distribuito anche in double bill - con il titolo di Frankenstein's bloody terror - negli USA assieme al film di Al Adamson Dracula contro Frankenstein.
Questa è la parte più interessante che sta dietro al film, perché la sensazione è che sia diventato di culto - almeno in Italia - per essere sparito dalla circolazione da lungo tempo (solo recentemente è stato riproposto in dvd dalla Sinister). Uscito nelle nostre sale come Le notti di Satana (da non confondere con Exorcismo, sempre interpretato da Paul Naschy nel 1975 e distribuito con lo stesso titolo), La marca del hombre lobo è un film penoso, sembrando per carenze tecniche una brutta copia de L'uomo lupo di George Waggner. Gli effetti speciali si limitano a riproporre il make up di quasi 30 anni prima, mentre la fiacca sceneggiatura evoca il sonno durante la visione, dall'inizio alla fine. Dopo un primo tempo lento e privo di storia, l'inserimento dei due vampiri sembra essere quasi frutto di improvvisazione. Le recitazioni sono imbarazzanti (con in testa lo stesso Molina, ingessato e caricaturale) e i dialoghi seguono a ruota la scarsa qualità del cast artistico. Si salvano le scenografie, con cripte e scenari gotici ben ripresi dall'abile regia, ma il tutto è destinato ad apparire, soprattutto oggi, piuttosto deludente per lo spettatore.
Curiosità
- A causa del regime politico e della rigida censura spagnola dell'epoca, Jacinto Molina ha preferito ambientare la storia in un fantomatico paese tedesco, con un personaggio polacco (Daninsky) come protagonista.
- Jacinto Molina, dopo questo film, alterna il nome fittizio di Paul Naschy quando prende parte ai film in ruolo d'attore a quello anagrafico per distinguere l'attività di regista da quella di interprete.
"Ci ha aggrediti un lupo mannaro nella brughiera, siamo stati assaliti da un lupo mannaro, da un licantropo! Io sono morto, una morte anormale, e sono costretto a vagare su questa terra finché la maledizione graverà su di me! La linea di sangue dev'essere spezzata a qualunque costo, la realtà è che l'ultimo lupo mannaro rimasto deve essere distrutto." (dal film Un lupo mannaro americano a Londra)
La marca del hombre lobo (Enrique López Eguiluz, 1968)
F.P. 06/12/2020 - Versione visionata in lingua spagnola (durata: 90'38")
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta