Regia di Giorgia Cecere vedi scheda film
...típota rheî...
In vece dell’Angelo Sterminatore buñueliano - o forse, meglio, al posto del gregge di pecore - il terzo film di Giorgia Cecere (“il Primo Incarico”, 2010, e “In un Posto Bellissimo”, 2015), scritto (con un randomico rimpallo dei PdV di una naturalezza ammaliante) col collaboratore di sempre, sin dai tempi de “il Miracolo” (Edoardo Winspeare, 2003), Pierpaolo Pirone (“i Pionieri”), una favola iperreale che affronta e restituisce la realtà, è attraversato da un Genius Loci salentino discreto e scroccone, e al contrario che in quella rappresentazione di un’indolente, letargica borghesia con vista sul placido, quieto disastro, qui le persone, piuttosto che non riuscire ad andarsene, non la smettono di arrivare, mentre Ada – una magnifica Lucia Sardo (“i Cento Passi”), che non sbaglia una posa che sia mezza –, beh, lei semplicemente non se ne vuole andare (“l’Angelo dei Muri”, il ritorno al cinema di Lorenzo Bianchini dopo quasi un decennio da “Oltre il Guado”, uscirà, sempre in affaccio adriatico, ma triestino, poco dopo), in attesa di un cenno, forse…
“Ti posso abbracciare?”
“E sia, oggi è giornata.”
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Claudia Gerini è altresì bravissima e diretta benissimo, Paolo Sassanelli come sempre è un valore aggiunto, e il cast è completato da Alessio Vassallo, Lucia Zotti, Fabrizio Saccomanno, Maria Rosaria Ponzetta, Cosimo De Nuccio e dagli esordienti Edoardo Di Lernia e Alessia Chiuri. Fotografia di Gigi Martinucci, montaggio di Annalisa Forgione e ottime musiche di Pasquale Catalano, con, in coda, “Rainbow” di (Alessandra Joan) Thiele. Producono Anele e Rai Cinema, che distribuisce.
Acqua diversa, stesso fiume. Niente passa, mai.
* * * ¾ - 7.50
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