Regia di Doug Liman vedi scheda film
Ad inizio 2020 Londra va in lock-down causa covid. Paxton e Linda, in grave crisi coniugale, non possono separarsi, come vorrebbe la donna, e sono costretti a vivere sotto lo stesso tetto, benchè in camere separate. Il covid e le difficoltà di coppia hanno complicato, di molto, la situazione psicologica dei due. Ma la forte pressione generata della convivenza forzata e dalla gravissima situazione sociale, stimola le loro "energie positive", spingendoli ad un'azione di riscossa che rinvigorisce il loro stato d'animo e dà nuova vita al rapporto. Tra i primi film a "sfondo" pandemia che mi capita di vedere, "Locked Down" mi è piaciuto sia per la ricostruzione sociale ed ambientale di una Londra bloccata dall'avanzare del covid, sia per la buona caratterizzazione dei protagonisti e del loro rapporto di coppia. Sotto il primo aspetto, non vediamo, in realtà, nulla di nuovo; il regista mostra strade desolate, mezzi pubblici quasi vuoti, gente con la mascherina e fine ben distanziate all'ingresso dei negozi, scherza - ma non troppo - sulla solitudine, sulla derive psicologiche indotte dalla necessità di distanziamento; rappresenta, rendendoli elementi integranti della trama, le conseguenze della pandemia. Attività costrette alla chiusura, l'industria del "superfluo" in crisi, licenziamenti. Di tutto ciò - veniamo così al secondo aspetto - risentono i due protagonisti, già in un momento difficile della loro vita. Paxton (Chiwetel Ejiofor) è un quarantenne i cui ardori giovanili e la sete di avventura - è un appassionato motociclista - si sono spenti in anni di ambizioni frustrate e ripetitività della vita quotidiana. Non può far carriera a causa di un precedente penale di poco conto, e ciò l'ha condizionato anche nei rapporti con Linda (Anne Hathaway), nei confronti della quale si sente inadeguato. La donna, sua coetanea, ha saputo farsi strada in un'azienda di beni di lusso; molti onori comportano, però, altrettanti oneri, alcuni dei quali sgradevoli. E' costretta a riferire ai suoi sottoposti, i quali riponevano in lei molta fiducia, d'essere stata licenziati causa crisi generata dall'avanzare della pandemia; ciò mentre il suo diretto superiore vive tranquillo in una lussuosa magione nel più sicuro Vermont. Questo, per lei, è il "punto di rottura", che la spinge a riprogrammare la sua scala di valori, e dare, di conseguenza, una svolta alle vite, sua e del compagno. Il film ha toni da commedia. Gli attori hanno un'espressività sopra le righe, a volte grottesca; ma lo sfondo, come già scritto, non nasconde i drammi che tutti abbiamo conosciuto. C'è anche una certa tensione legata alla piega "heist" che prende la trama nella seconda parte; ma tale fase non decolla ed anzi emerge qualche buco nella sceneggiatura; ne sono rimasto leggermente deluso. Nonostante ciò, ho apprezzato il film. Bravi gli interpreti dei protagonisti, affiancati da altri attori di livello, quali Ben Kingsley e Ben Stiller, in ruoli marginali; attualissimo il contesto e gli argomenti, realistica la ricostruzione delle dinamiche di coppia; migliorabile, ma comunque avvincente, l'evoluzione della trama.
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