Regia di Martin Ritt vedi scheda film
Tillie (Carol Burnett, strepitosa) ha trentatre anni (e non quaranta come dice il Dizionario Mereghetti ed. 2004, ancora una volta impreciso nei particolari riferiti ai film che recensisce) e a una festa gli viene presentato dall'amica Gertrude (la grande Geraldine Page) Pete (Walther Matthau), un signore sulla cinquantina, ed in breve tempo si sposano e hanno un figlio, nonostante l'uomo abbia una certa predilezione per le scappatelle extra-coniugali: un fatto tragico segnerà la vita di entrambi.
Martin Ritt è un grande regista ma non era molto avvezzo alla commedia: difatti, in 'Pete 'n' Tillie', tratto dal romanzo di Peter De Vries e scritto per lo schermo da Julius J. Epstein, ciò che balza maggiormente all'attenzione è l'impaccio del cineasta in tutta la conduzione della prima ora del film, appunto una pellicola che strizza in più di un'occasione l'occhio alle Sophisticated Comedies di almeno vent'anni prima ma senza la capacità di dare il ritmo che necessitano film appartenenti a tale genere, con sequenze costruite con eleganza ma prive di brio e con (grandi) attori che si scambiano battute dando l'impressione che ognuna di esse sia proferita con qualche attimo di ritardo che rallenta il tutto.
Quando la storia svolta e il film vira verso il dramma, l'autore, rientrando in terreni più consoni al suo modo di fare cinema, riesce ad essere più convincente, con almeno due scene memorabili, di tono opposto l'una dall'altra: nella prima, drammaticissima, in cui Tillie, rivolgendosi alla Madonna, impreca contro chi gli sta per portar via il figlio, ancora così piccolo, a causa di un male incurabile, Ritt sceglie, con una raffinatezza registica, di inquadrare la donna che sproloquia facendo sentire sullo sfondo il vociare allegro del figlio, ignaro del suo destino, e del padre che lo fa giocare, provocando così un effetto stridente. Nella seconda, dai toni (finalmente) brillanti, con la protagonista Carol e l'amica Gertrude che se le danno di santa ragione, si bagnano con una canna dell'acqua fino ad essere fradice e alla fine, la prima strappa, involontariamente, alla seconda una parrucca che camuffa il suo reale aspetto e quindi l'avanzare dell'età: questa scena, del tutto sorprendente, vista la prima parte zoppicante e incerta del film, è degna invece di una Screwball Comedy degli anni '30, oppure di un film della scatenata coppia Laurel e Hardy.
Mentre Walther Matthau, in un ruolo di signore di mezza età che non disdegna di flirtare e intessere relazioni con donne molto più giovani di lui, recita con il pilota automatico e Geraldine Page - che ottiene la sua quinta candidatura agli Oscar, anche questa sfumata - offre, se ce n'era bisogno, un'ulteriore dimostrazione del suo smisurato talento comico nella parte dell'amica della protagonista, a scapito del basso minutaggio che la sacrifica un po' troppo, a fare la parte del(la) leone(ssa) è Carol Burnett, brava nella sua versatilità, che le consente di passare con disinvoltura dalla commedia al dramma senza colpo ferire. E' un peccato per ogni amante del cinema che questa grande attrice abbia deciso di dedicarsi più alla televisione, mietendo un successo costante nel tempo, che al grande schermo, dove le sue apparizioni si contano nelle dita delle mani.
Voto: 6 (v.o.).
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