Regia di Alain Resnais vedi scheda film
Parigi, 1926: due amici, ex compagni di conservatorio, si ritrovano; Marcel è diventato un concertista di successo, Pierre ha una vita familiare appagante; la moglie di Pierre resta affascinata da Marcel, mentre la cugina di lei ama silenziosamente Pierre. Resnais torna a dirigere il quartetto attoriale del precedente L’amour à mort in un film ostentatamente teatrale, addirittura inquadrando ogni tanto un palcoscenico con il sipario chiuso: la messa in scena è antirealistica, la recitazione sottolinea l’artificiosità dei dialoghi. Se di melodramma si tratta, come vuole il titolo, è un melodramma glaciale, dove i personaggi sono funzioni narrative e quasi non sembrano provare sentimenti. Tutto dà l’idea di essere stato scritto in anticipo: la lunghissima scena iniziale (mezz’ora!) contiene già il germe di due tradimenti, e alla fine Pierre indovina ciò che è successo fin nei dettagli come se avesse letto la sceneggiatura. Per fare un confronto con un film dal soggetto simile: in Un cuore in inverno la passione cova sotto le forme, qui le forme attutiscono la passione. Un gioco raffinato, un po’ stancante, ma visivamente suggestivo.
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