Regia di Lynn Shelton vedi scheda film
Settanta minuti di monologo sulla fine del mondo: secondo lo stand up comedian Marc Maron sta arrivando prima del previsto, e ci spiega perché; a suo parere i disastri climatici, i fanatici dei rimedi naturali, la vita con gli smartphone e Donald Trump fanno tutti parte della stessa profezia.
Marc Maron, attore comico piuttosto navigato ormai (classe 1963), può non essere l’interprete che ruba la scena, che incendia il palco e che attira gli sguardi del pubblico su di sé creando tensione o attesa spasmodica; anzi: il suo carisma si basa essenzialmente su una buona parlantina e su una concentrazione da eccellente oratore, ma di certo non su gesti, voci, espressioni o su una mimica strabordante come numerosi suoi colleghi. Maron, con questo End times fun (‘un divertimento da fine del mondo’, all’incirca), mette in scena un monologo teatrale vero e proprio, fatto di idee e di consequenzialità fra esse, non rinunciando per questo alle battute, ma riuscendo a venire a capo dei suoi ragionamenti anche a prescindere da esse. È per questo che lo si segue con curiosità e non senza ammirazione: il comico americano sa argomentare, difendere le sue idee e non ha alcun bisogno di provocare o di tirare in ballo questioni pruriginose o di utilizzare un linguaggio particolarmente scurrile: End times fun è uno spettacolo distante anni luce da quella che comunemente si intende per ‘stand up comedy’ di questi tempi (va bene: eccettuata la parte finale del monologo, nella quale Maron osa decisamente di più, tirando in ballo nientemeno che Gesù) e in certi momenti somiglia più a una specie di comizio, se non fosse che il protagonista non sta cercando di convincere nessuno a votarlo o a fare chissà che altro. 72 minuti in totale, produzione Netflix. 6/10.
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