Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film
"Napul'è mille colori", cantava Pino Daniele, qui presente nei titoli di coda. E' il Sorrentino più intimo, quello di "E' stata la mano di Dio"; la mano di Dio (Diego Armando Maradona) che, involontariamente (oppure no) gli ha salvato la vita. La scomparsa dei suoi genitori, avvenuta quando aveva 16 anni, narrata in maniera molto delicata, sarà l'evento da cui scaturirà la voglia di fuga dalla sua Napoli. "Non ti disunire" gli dirà il regista Antonio Capuano, ossia, "non dimenticare da dove vieni!". Perché "E' stata la mano di Dio", è una sincera dichiarazione d'amore del regista per la sua Napoli. Con tutte le sue contraddizioni; piena di voglia di vivere, di buon cibo, di sesso. Ma, anche di malavita e contrabbando. Senza puntare il dito su quest'ultimo fattore, Sorrentino si limita a psicanalizzare e psicanalizzarsi. Napoli è anche amore per il calcio. Napoli è sogno e, allo stesso tempo, cruda realtà. Esemplari, a questo proposito, sono le scene del provino con Federico Fellini e l'omaggio a Sergio Leone con "C'era una volta in america"; nel corso della storia, il protagonista tenta di vederlo, sia con il padre (Toni Servillo), che da solo, senza mai riuscirci. Insomma, un Sorrentino molto meno metafisico del solito.
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