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È stata la mano di Dio

Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su È stata la mano di Dio

di obyone
6 stelle

 

Filippo Scotti, Massimiliano Gallo, Tommaso Servillo, Toni Servillo, Franco Pinelli, Roberto De Francesco, Teresa Saponangelo

È stata la mano di Dio (2021): Filippo Scotti, Massimiliano Gallo, Tommaso Servillo, Toni Servillo, Franco Pinelli, Roberto De Francesco, Teresa Saponangelo

 

Credevo di vederlo a Venezia ed invece l'appuntamento con la sala saltó a causa di un disguido con l'accredito. L'ho recuperato pochi giorni fa dopo una lunga attesa. E come spesso capita in questi casi, con aspettative abbastanza elevate a corollario di una lunga e spasmodica gestazione, "È stata la mano di Dio", di Paolo Sorrentino, film che ha segnato il ritorno in laguna del regista napoletano, non mi ha soddisfatto pienamente. Consapevole della professionalità Netflix assegnerei il punteggio pieno alla gestione mediatica del titolo. Oltre ai posti introvabili alla Mostra del Cinema il distributore è stato abile a creare, intorno all'opera, la curiosità che ha spinto molte persone ad approfittare del breve passaggio in sala. Sulla città che seguo il film di Sorrentino ha provocato interminabili code all'ingresso del cinema. Cose che non accadevano nemmeno prima del COVID-19. C'erano green Pass da controllare, gel da schiaffare sulle mani e opuscoli da compilare con nome, cognome e recapiti telefonici ma le fotografie, postate sui social media, della sala gremita e della gente in attesa all'esterno, hanno dimostrato, sopra ogni dubbio che la gente si muove quando fiuta l'evento. Non c'è stato bisogno dei dati al box office, per altro mai comunicati, per applaudire il risultato. Sulla capacità di creare il fenomeno intorno al film la promozione è dunque piena. Il resto mi ha lasciato e mi rende ancora perplesso. Il Dracula di "Hotel Transylvania" direbbe che non è scoccato lo "zing" tra il film e il sottoscritto.

 

Filippo Scotti, Toni Servillo

È stata la mano di Dio (2021): Filippo Scotti, Toni Servillo

 

Detto ciò dividerei il film di Sorrentino in due parti per analizzarlo meglio. La prima è senza dubbio quella migliore e vi ritroviamo una napoletanità volgare, barocca, debordante, oserei dire scorretta. Ripercorrendo i mesi dell'attesa di Maradona, in predicato di passare dal Barcellona al Napoli, e i giorni del successo con la nazionale argentina, il regista napoletano racconta un'epoca piena di pulsioni e palpitazioni. Maradona è l'espediente per raccontare Napoli così come la smodata e triviale famiglia del giovane Fabietto è il pretesto per descrivere un'epoca gaudente e contraddittoria per la società bene partenopea, quella dei primi anni ottanta. Ben vengano allora in questa prima parte gli orribili scherzi della signora Maria che si prende gioco pesantemente della vicina altoatesina, la scorrettezza della famiglia allargata di fronte alla disabilità del proprio ospite, la collerica espressione di gelosia del maschio napoletano, la tradizionale e superstiziosa presenza della religione cattolica che indossa i panni di un San Gennaro dalla "mano morta" ed il saio del munaciello oracolante che predice abbondanza e fertilità.

In questo contesto il corpo procace di Luisa Ranieri sembra il simbolo di una Napoli munifica e imprevedibile come il suo simbolo per eccellenza, l'artista del pallone che infiamma gli anni giovanili del giovanissimo Fabietto e della sua pazza e benestante famiglia, Diego Armando Maradona.

Questa parte così ferace si conclude nella malevola emissione del monossido che cambia radicalmente le prospettive di Fabietto e dei fratelli introducendo il film alla seconda parte in cui lo zio Alfredo (Renato Carpentieri) profetizza il miracolo nella celebre frase "è stata la mano dio Dio" o meglio quella di Maradona che, si sa, a Napoli sono la stessa cosa. Grazie ad una trasferta ad Empoli per seguire la squadra del cuore il giovane Fabietto sopravvive ad una sciagura. A salvarlo, dunque, il calcio come avvenne a Paolo Sorrentino il cui racconto è decisamente autobiografico tanto che i nomi del fratello e della sorella di Fabietto sono gli stessi di quelli di Sorrentino. Il film, invece non mi sembra sopravvivere alla mano di Dio. Nella seconda parte Sorrentino si perde un po' per strada. È evidente che non ha molto da dire per cui dilata i tempi attraverso digressioni narrative opinabili. In vantaggio di un goal Sorrentino fa melina aspettando la fine dell'incontro commettendo qualche fallo tattico (l'eccesso melodrammatico nella hall dell'ospedale) e qualche cambio inutile chiamando in campo il giovane tifoso e contrabbandiere che rappresenta tutto ciò che non è Sorrentino in termini di successo ed estrazione sociale.

 

Luisa Ranieri, Enzo Decaro

È stata la mano di Dio (2021): Luisa Ranieri, Enzo Decaro

 

Non ho termini per la scena di sesso con la baronessa: un autogoal. È l'evidente, in essa, l'astuto ma imbarazzante tentativo, di pescare nell'immaginario cinematografico comune e dare al proprio cinema una precisa connotazione di autorialità d'antan. Non è un caso che per buona parte del film si parli di Fellini anche se poi non si veda mai il giovane Fabietto sedersi in una sala o parlare del mestiere che vorrebbe infine intraprendere. C'è posto per il teatro e per il set del maestro Capuano. L'unico accenno al cinema è dunque la presenza di un "finto" Antonio Capuano, regista che non aveva ancora esordito ai tempi in cui Sorrentino ambienta la sua storia ma che avrebbe incontrato dieci anni più tardi sul finire dei Novanta. Per fare cinema ci vogliono cose da dire e questo chiede il regista al giovane Schisi. Direi che non basta. Ci vuole anche una certa dose di ambizione. A Sorrentino non sono mancate le parole ma di ambizione ne ha avuta anche di più. Un'ambizione che l'ha spinto a districarsi con successo in un terreno ostico e complesso qual è l'industria cinematografica. Non stupisce dunque la grottesca apparizione divina che conferisce al giovane ragazzino il tranquillo riposo di chi è già consapevole di ciò che l'aspetta come se non fosse necessario sgomitare e soffrire. 

Siamo al limite dell'autocelebrazione ma forse questo è il peccato minore di un film godibile ma sbilanciato, praticamente perfetto all'inizio, decisamente più noioso dopo la prima ora. Gran Premio della Giuria e premio Mastroianni a Venezia 78. Da poche ore nella cinquina per il Miglior Film Internazionale. Gli americani non potevano restare sordi al fascino di un'Italia idealizzata, fantastica e godereccia, quella scolpita nella memoria dai grandi maestri del cinema italiano a cui Sorrentino, inevitabilmente, si ispira.

 

Cineforum Leoniceno - Cinema Eliseo - Lonigo (VI) 

 

Luisa Ranieri

È stata la mano di Dio (2021): Luisa Ranieri

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