Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film
Fabietto è un giovane timido e introspettivo, ha pochi amici, nessuna ragazza gli piace il cinema e Maradona, soprattutto da quando si vocifera che la sua squadra del cuore, il Napoli, sta per comprarlo. Ma questa sua esistenza tranquilla e quasi priva di mordente, intervallata solo da qualche folkloristico pranzo in famiglia e dai litigi tra i genitori, a causa di un padre fedifrago, verrà travolta da una tragicità inaspettata.
Da molti considerato il film più intimo di Paolo Sorrentino, E’ stata la mano di Dio, il cui significativo titolo che rimanda a quell’agognato Maradona, viene esplicato durante la visione della pellicola, ed è molto più intenso di quanto si possa immaginare, è secondo me la pellicola più concreta del cineasta partenopeo che torna nella sua città dopo anni dalla prima pellicola lì ambientata.
Concreta perché si spoglia, mai totalmente sia chiaro, di tutte quelle “esagerazioni” (l’ho messo tra virgolette quindi passatemi il termine) che hanno da sempre composto le sue opere, film o serie tv che siano, costellate di personaggi e situazioni al limite del grottesco; motivo per cui spesso il suo modo di fare cinema è stato spesso accostato a quello del suo maestro Fellini che Sorrentino omaggia attraverso una voce dietro una porta, anche all’interno di questo suo ultimo lavoro omaggio spassionato al suo amore per il cinema che si completa anche attraverso la raffigurazione di Antonio Capuano, interpretato da Ciro Capano, con cui il protagonista Fabietto, alter ego di Sorrentino, duetta sul finale della pellicola in una delle scene più intense.
Quel grottesco, qui accennato nella scena del munaciello, quando un enorme lampadario riempie una stanza vuota e altrimenti buia, o piuttosto attraverso il personaggio della Signora Gentile e di Aldo, interpretati da due straordinari attori Dora Romano e Alessandro Bressanello, che io ho sempre adorato e di cui qui si palesa la mancanza, ho capito solo poi che, essendo questa una biografia dura e pura, era necessario che se ne stesse da parte, come elemento caratteristico di Paolo ma non esclusivo.
E’ stata la mano di Dio è un film capace di molteplici emozioni. Di rabbia, alla fine della prima visione in sala dopo tanta attesa e troppe aspettative, di comprensione e dolore durante la seconda visione sulla tv di casa dove grazie all’intimità del luogo sono forse riuscita a capirlo di più, a spogliarmi dai pregiudizi cinefili lasciandomi avvolgere da una storia sicuramente ben raccontata ma anche ermeticamente chiusa al becero sentimentalismo di chiunque e perciò quasi orfana di lacrime emozionali intime che restano inespresse cullate da una delusione spontanea quando la prevedibilità diventa banalità.
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