Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film
Sorrentino riesce mirabilmente a destreggiarsi sul terreno scivoloso della rievocazione della propria intimità, grazie alla prima parte del film che mette in scena una famiglia napoletana come tante (ma a suo modo unica), senza mitizzazioni e senza sconti. Il tanto reclamizzato ruolo di Maradona resta sempre sullo sfondo. Voto: 7,5.
Si dice spesso, con qualche ragione, che sia profondamente terapeutico mettere su carta (o su pellicola) vicende autobiografiche segnate da un dolore irredimibile. Tuttavia, dal punto di vista artistico i rischi cui si va incontro sono molteplici; nel mio piccolo l'ho verificato quando ho scritto "Reparto Paternità" (che è ancora disponibile su Amazon e in libreria, per chi fosse curioso...).
Il primo pericolo è di non riuscire a rendere allo spettatore la potenza del dramma, oscillando tra i due estremi di un'esposizione troppo distaccata, per sigillare il dolore, o troppo enfatica, che scade nel melodramma caricaturale, ben sintetizzato da De Andrè nella sua canzone che dice: «Lo sa che io ho perduto due figli» «Signora, lei è una donna piuttosto distratta». In un certo senso, il film stesso condanna esplicitamente il secondo approccio: mi riferisco alla scena in cui il regista Capuano apostrofa malamente l'attrice a teatro, che ostenta un dolore palesemente falso.
Sorrentino, invece, riesce mirabilmente a destreggiarsi sul terreno scivoloso della rievocazione della propria intimità, grazie alla prima parte del film che mette in scena una famiglia napoletana come tante (ma a suo modo unica), senza mitizzazioni e senza sconti. La prima ora di film è perfetta, spumeggiante, irresistibile e meriterebbe 9.
Nella seconda parte, però, si annaspa un po'. Sempre per citare il film, l'autore "si è disunito". L'altro rischio, infatti, delle opere autobiografiche è di esagerare coi dettagli, volendo inserire tutti gli elementi importanti per l'autore, ma non indispensabili per la storia. Lì bisognava avere il coraggio di tagliare qualche sottotrama, anche la lunghezza del film lo richiedeva. Ad esempio, la vacanza a Stromboli sarà stata di certo importante per Sorrentino, ma non è così decisiva per la storia di Fabietto Schisa. Voto alla seconda parte: 6,5.
In tutto questo, il tanto reclamizzato ruolo di Maradona resta sempre sullo sfondo. Non è un film agiografico, né un omaggio a un personaggio assai controverso. È, semmai, una rievocazione della Napoli degli anni '80, nella quale Diego era una presenza più ubiqua di San Gennaro.
Film nel complesso molto piacevole.
Voto finale: 7,5
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