Regia di Gianni Serra vedi scheda film
Norvegia, fine Ottocento. Nora, sposata con l’avvocato Torvald, contrae a sua insaputa un grosso prestito per poter rimediare alla difficile situazione economica di famiglia; il marito, che l’ha sempre ritenuta poco più che una bambola, prende molto male la cosa. Nora a questo punto lo lascia.
Nel 1986 la televisione di Stato in Italia esiste da poco più di trent’anni e ha già prodotto quattro versioni di Casa di bambola – inclusa questa diretta da Gianni Serra. Perché questo accanimento su Ibsen? Difficile pensare che si tratti soltanto di casualità, eppure dopo la regia di Vittorio Cottafavi del 1958 erano arrivate quella di Giandomenico Giagni esattamente dieci anni dopo e infine quella di Leonardo Cortese del 1982. Solamente altri quattro anni, ed eccoci di nuovo qui, con un adattamento ancora una volta piuttosto fedele a firma dello stesso Serra: ed è oltretutto complicato migliorare i risultati raggiunti dai colleghi in precedenza, per cui l’operazione può sembrare davvero avventata. Preso in sé, questo Casa di bambola è un modesto – non eccellente, ma certo neppure tirato via – lavoro per il piccolo schermo che può contare su un cast interessante (Ottavia Piccolo sopra a tutti, ma anche Gianni Cavina, Alberto Cracco, Francesca Muzio e il giovane Sergio Rubini) e una messa in scena ordinata, ma nulla di più. La narrazione, rispettosamente nei confronti delle pagine originali, procede a rilento puntellandosi sui dialoghi, a discapito per forza di cose del ritmo dell’opera stessa. Serra, regista cinematografico acuto e originale (La ragazza di via Millelire, 1980), lavorò a lungo anche per la Rai, mettendo in scena una serie di titoli mai scontati. 4,5/10.
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