Regia di Ryan Polito vedi scheda film
Monologo di stand up comedy realizzato per Netflix con protagonista l’australiano Jim Jefferies, stralunato, sboccato e politicamente scorretto nei suoi racconti di vita privata (la nascita di suo figlio Hank) e nelle sue digressioni a trecentosessanta gradi, che vanno dalle molestie di Bill Cosby al possesso di armi, dal concetto di libertà a quello di religione.
Jim Jefferies è australiano e non cerca di nasconderlo in alcun modo: l’accento e i riferimenti culturali sono fin troppo evidenti; ma Jim Jefferies vive negli Stati Uniti da troppi anni – e deve il suo successo internazionale a questo Paese – per non amare incondizionatamente l’America. Per dimostrarle tutta la sua devozione, quindi, in questo spettacolo si scaglia contro i suoi stereotipi più abusati (la terra della libertà, il Paese della pacifica convivenza fra etnie differenti) e le sue ossessioni, come la religione e le armi. Argomenti già toccati da Jefferies nei suoi precedenti monologhi, è vero, e infatti qui spesso il comico per le sue digressioni prende ispirazione da lettere ricevute da qualche fan (o ex fan) imbufalito per qualche battuta di troppo. Ma lui è fatto così, prendere o lasciare: quando parte, carica a testa bassa e il suo umorismo brilla per sarcasmo, cinismo e politicamente corretto – nonché per l’abuso del termine non proprio oxfordiano ‘cunt’. Un’ora e mezza di durata con un inizio roboante a dir poco esilarante e un lieve calo – fisiologico – di ritmo verso la metà, per chiudere risalendo con l’improbabile letterina scritta oggi a suo figlio quando sarà adulto. 6/10.
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