Regia di Albert Brooks vedi scheda film
Trovandosi in un periodo di forte crisi creativa, lo sceneggiatore di successo Steven Philips (Brooks) si rivolge al suo amico Jack (Bridges) per sapere come farsi tornare qualche buona idea. Jack gli suggerisce l'adozione di una musa viziata e capricciosa (Stone) che prima accampa pretese che rischiano di strangolare finanziariamente Steve, quindi si piazza a casa di quest'ultimo. L'ispirazione evocata dalla musa toccherà l'arte pasticcera di Laura (MacDowell), la moglie di Jack, che potrà aprire una biscotteria. Ma si tratta solo di autosuggestione: in realtà, la musa non è che una mitomane fuggita da un nosocomio psichiatrico. Non è la prima volta che sceneggiatori e registi in calo creativo o sul viale del tramonto evochino i loro reali problemi di scrittura camuffandoli per sceneggiatura. È quanto avviene nel copione di Albert Brooks e Monica Johnsen, più banale e prevedibile di una soap opera, farsesco e totalmente privo di spunti comici. Jeff Bridges si limita ad un ruolo di contorno; la Stone, maldiretta, deborda. Cammei a rotta di collo.
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