Regia di Werner Herzog vedi scheda film
Werner Herzog lo ha descritto come un film su un film e devo dire che la definizione è estremamente calzante perchè il suo Nosferatu è un'operazione molto affascinante sviluppata sull'idea di rinventare, rimodernare, riproporre, ricreare lo storico film di Murnau con Max Schreck nel ruolo del vampiro.
La storia è fedele al romanzo di Stocker e concede un colpo di scena meraviglioso solo all'ultimo istante, le novità sono altrove a partire dall'attore protagonista Klaus Kinski in uno dei tanti ruoli al servizio di Herzog: il suo Nosferatu è un mostro solitario inquietante e viscido che di certo si ispira all'illustre predecessore ma gli aggiunge anche qualche sfumatura di malinconia e solitudine che lo condanna al vagabondaggio eterno finchè un sacrificio d'amore lo libererà e libererà il mondo dalla sua maledizione.
Herzog fa emergere spesso il volto dei tre protagonisti dall'oscurità e in controluce mettendo nello stesso quadro lo stile di Murnau e il suo esaltato da una fotografia stupenda che si mescola perfettamente con il tono del film, non vuole spaventare lo spettatore facendo spuntare il mostro all'improvviso ne tanto meno utilizzando effetti speciali o visivi che non fanno parte del suo cinema, l'orrore e lo spavento nascono dall'atmosfera lugubre di una Europa dell'ottocento estremamente realistica tanto che si respira la bellezza cromatica di un romanzo storico corredato da quadri fiamminghi tratti dalle splendide locations di Schiedam e Delft, due delle città più antiche e caratteristiche del Zuid Holland, la regione di Rotterdam e Den Haag.
Il canal grande di Schiedam dal quale si scorgono mulini e kromme-huis è teatro delle molte sequenze che riprendono la relazione domestica fra Johnatan e Lucy Harker, i meravigliosi Bruno Ganz e Isabelle Adjani consegnano ad Herzog due amanti misurati e mai sopra le righe che pronunciano le battute con grande controllo e lasciano più spazio all'espressione di un viso algido e pallido, la Adjani è perfetta nella parte di una fanciulla che deve esprimere la purezza e anche qui Herzog si rifà a Murnau quando la inquadra nei primi piani in controluce dove il suo viso latteo è circondato dalle tenebre, gli occhi sgranati e profondi sembrano penetrare lo spettatore da quel quadro cromatico essenziale, Bruno Ganz a sua volta viene sopraffatto poco alla volta dagli eventi ed è bravissimo a plasmare i suoi lineamenti su quelli di Kinski al quale rassomiglia ogni attimo di più fino all'agghiacciante finale.
La grande piazza di Delft con le strutture che la circondano intatte e ferme nel tempo è invece la location dove Herzog sprigiona l'elemento narrativo della peste attraverso il gregge fluviale di ratti utilizzati nel film, la maledizione del vampiro che aleggia suoi personaggi si diffonde con l'aumentare del numero di questi animali ripugnanti veicolo di malattia degrado e morte, i ratti sono nelle bare, sotto i tavoli dei banchetti in piazza, nelle case disabitate e non, sembra incredibile come gli attori abbiano potuto lavorare in mezzo a così tanti ratti in libertà che saranno stati anche topi bianchi ingrassati e verniciati di grigio per la gioia della protezione animali ma sono comunque delle bestie schifose, anche se preso in singolo un topo è sempre ripugnante figuriamoci una flotta che circola liberamente sul set e si muove frenetica ai tuoi piedi, è noto infatti che nella troupe di Herzog si verificarono svenimenti a più riprese durante la lavorazione.
Il cast annovera il grande romanziere francese Roland Topor nel ruolo del folle Renfield che con le sue risate maniacali si contrappone ai movimenti spettrali di un Kinski indimenticabile anche solo nell'allungare le sue dita dalle unghia pugenti che riportano ancora a Schreck così come Herzog a Murnau quando allunga l'ombra del vampiro sulle mura cittadine avvicinando semplicemente il riflettore su di lui puntato.
La musica classica completa l'opera di un film girato sia in inglese che in tedesco: Herzog ha precisato che non sempre le inquadrature messe a confronto nelle due versioni coincidono ma quella che lui considera migliore è la versione nella sua lingua madre ed è proprio quella che ho visto con degli utilissimi e comodi sottotitoli in portoghese.
Un horror atipico della scuola europea assolutamente anticonvenzionale e proprio per questo magistrale realizzato da Herzog nel periodo di sua massima creatività.
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