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Liberi di giocare

Regia di Francesco Miccichè vedi scheda film

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La recensione su Liberi di giocare

di mm40
3 stelle

Due fratelli in cattivi rapporti si ritrovano in carcere: uno c’è finito per droga, l’altro perché allena la squadra di calcio dei detenuti. Due sfide differenti, ma entrambe complicatissime, che riavvicineranno i due protagonisti.

Figlio del critico Lino, di certo Francesco Micciché ha il cinema del sangue; fin da giovanissimo si è impegnato tra piccolo e grande schermo, facendo il suo esordio nel lungometraggio proprio con questa fiction targata Rai. Liberi di giocare è stilisticamente il classico prodotto di questo tipo, con pregi (in verità non tantissimi, se si eccettuano la scorrevolezza della trama e i volti giusti nel cast) e difetti noti, destinato a un pubblico distratto e di poche pretese come quello domestico; tra gli interpreti spiccano Piefrancesco Favino, Isabella Ferrari, Edoardo Leo, Sabrina Impacciatore, Thomas Trabacchi, Giorgio Colangeli, Roberto Ciufoli e, in una particina, Giorgio Montanini. La sceneggiatura è corretta per la sua destinazione: non le si può insomma chiedere di più; reca le firme di Giovanna Koch e Donatella Diamanti e parte da un soggetto (ispirato a una storia vera) del regista, di Nicola Baldoni, di Marcello Olivieri e di Giacomo Durzi. Pensato per la doppia trasmissione in prima serata, il film raggiunge i necessari duecento minuti di durata, suddivisi naturalmente in due puntate: il materiale narrativo non manca, ma alla lunga il ritmo per forza di cose cala. 3,5/10.

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