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Peccati a Venezia

Regia di A. Van Dyke (Amasi Damiani) vedi scheda film

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La recensione su Peccati a Venezia

di mm40
2 stelle

Dall'Anonimo veneziano di Enrico Maria Salerno (1970) alla Morte a Venezia di Luchino Visconti (1971), l'idea di una città lagunare decadente e densa di mistero si era ormai sviluppata ampiamente nel cinema italiano; si era passati pure per l'erotismo caricaturale del Casanova di Federico Fellini (1976) e la componente sessuale delle pellicole prodotte in casa nostra era ormai stata trascinata alla luce del sole; in tutta questa salsa sguazza Peccati a Venezia del semisconosciuto Amasi Damiani, regista e sceneggiatore (insieme ad Alberto Damiani) la cui unica opera giunta a una qualche notorietà era stata, l'anno precedente, Cicciolina amore mio: un cult nel circuito hardcore. Qui i toni sono invece piuttosto cauti, le scene di sesso non sono nè tantissime, nè particolarmente esplicite, a testimoniare l'impegno del regista nel voler confezionare un melodrammone lacrimevole e - ciò che più conta - attendibile; ma non si può comunque prendere eccessivamente sul serio un film girato così male (i problemi sono evidenti a livello di inquadrature, di luci, di montaggio) e recitato, se possibile, anche peggio. Marisa Mell, Gianni Dei e Leonora Fani sono i tre nomi principali sulla locandina e questo già spiega molto di quanto appena sostenuto; in un ruolo di media importanza c'è anche Dora, sorella di Ernesto, Calindri. Si sommi il tutto alla banalità dell'ambientazione e alla contestualizzazione dalla profondità cartolinesca, e a questo punto non sarà fatica comprendere le ragioni per cui Damiani si firma con lo pseudonimo di A. Van Dyke. 1,5/10.

Sulla trama

Venezia fa da sfondo alla relazione fra due cugini, fra i quali si intromette una giovane e bella 'terza incomoda'. La ragazza misteriosamente muore e non è difficile immaginare chi possa averla uccisa: ma non è davvero tutto così semplice.

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