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Nouvelle Vague

Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film

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La recensione su Nouvelle Vague

di steno79
7 stelle

Tra i film del Godard post anni '80, quando il regista fece un certo riavvicinamento al cinema in qualche modo "commerciale", "Nouvelle vague" è un oggetto di ardua comprensione, un film che inevitabilmente ha spaccato la critica in fazioni contrapposte, un'opera dal consueto taglio ultracitazionista e antinarrativo, con una sorta di plot e dei personaggi che finiscono per rappresentare delle mere funzioni all'interno di un discorso che va a toccare molti temi del vivere contemporaneo, sia nei rapporti di classe, sia nei rapporti uomo/donna. Anche per i godardiani indefessi come il sottoscritto "Nouvelle vague" pone serie difficoltà, in particolare l'indecifrabilita' di molte sequenze sommerse di citazioni e dialoghi di cui spesso sfugge il senso, ma rimane un provocatorio sberleffo ad un cinema ormai sclerotizzato, di cui Godard tenta ancora una volta di ridefinire la funzione, di tracciare un percorso che stavolta prende in prestito nel titolo il movimento stesso di cui il regista è stato capofila e che ha rivoluzionato la Storia del cinema del 900, per giungere ad una ricognizione postmoderna in cui l'immagine è il vettore di significati plurimi e talvolta contrastanti. Difficile anche fare un elenco di pregi o difetti come in un film più tradizionale: a mio parere si ammira indubbiamente la composizione visiva grazie alla raffinata fotografia di William Lubtchansky che coglie con esiti di grande fascino il paesaggio svizzero e la tenuta della contessa Torlato-Favrini, mentre si soffre ogni qual volta l'intellettualismo tipico del Godard maturo si fa più supponente e criptico. Oltre alla fotografia si applaude un sonoro di inusitata ricchezza, dove si accavallano voci e rumori con esiti talvolta suggestivi, talvolta disorientanti; nel cast Alain Delon riesce a modulare due personaggi antitetici con la giusta espressione, ora fredda ora più partecipe, anche se il divo francese si sarà reso conto girando il film che non si trattava di una pellicola basata sulla performance attoriale, e Domiziana Giordano contribuisce con il suo fascino aristocratico che nel cinema d'autore era già stato appropriatamente valorizzato dal Tarkovskij di "Nostalgia". Chi voglia un film basato sullo sviluppo di una trama può chiaramente astenersi, ma chi cerchi invece una pellicola "capace di farci vedere il mondo contemporaneo, attraverso nuove forme e nuovi modelli, in tutti i suoi aspetti di novità", come ha detto il suo esegeta Alberto Farassino, può provare a vederlo, anche se a mio parere non è certamente fra i suoi esiti più alti.

Voto 7/10

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