Regia di Chung-Hyun Lee vedi scheda film
Lasciate ogni speranza o voi che imprudentemente telefonate. O meglio, imprudentemente rispondete.
La premessa, parrà evidente, non è certo originale. A parte la fonte d’ispirazione diretta (ovvero il film del 2010 diretto da M. Parkhill), v’è proprio un’intera schiera, potremmo quasi dire un piccolo sottogenere della fantascienza incentrato sul medesimo meccanismo narrativo di questo film, del walkie-talkie/telefono che bizzarramente comunica col passato (e, dall’altra prospettiva, col futuro). Un esempio – tra molti – sempre sudcoreano è Signal, la serie del 2016.
Se dunque non è originale, perlomeno la premessa è potenzialmente interessante (non a caso è stata riutilizzata più volte…). E questo The Call, una volta ingenerata piuttosto efficacemente quella sospensione dell’incredulità (più che) necessaria al fine del coinvolgimento dello spettatore, si dimostra uno dei migliori esempi del suo genere.
Difatti, come detto, sin dai primissimi minuti cattura l’attenzione, grazie ad un’atmosfera stranamente inquietante nella sua ordinarietà; e dal momento della “scoperta” da parte della protagonista da’ sapientemente vita ad una tensione che non cala più, tenendo addirittura oltre l’inizio dei titoli di coda (come vedremo).
La scommessa in sostanza è vinta, pur tra alcune farraginosità narrative comunque mai particolarmente rilevanti. Alcune scene sono indubbiamente suggestive (la corsa al tramonto, la scena nel tunnel), l’ambientazione è azzeccata, la regia piuttosto sicura e capace di gestire l’apparente iniziale caoticità della narrazione.
Certo, alcune coincidenze/forzature sono forse un po’ troppo “convenienti” (la più lampante si palesa quando l’imprudente protagonista si fa sfuggire un paio di paroline di troppo al telefono con la controparte squilibrata), ma si perdonano facilmente sia perché non sono mai macroscopiche (capaci, quindi, di distrarre l’attenzione e di spezzare la suspense e la sospensione dell’incredulità), sia per la qualità generale dell’opera, che tiene letteralmente incollati alla poltrona e sorprende ad ogni nuovo rivolgimento, ribaltando con grande furbizia ghignante e “cattivissima” per l’ultima (?) volta la vicenda quando i primi titoli di coda hanno già fatto la loro comparsa e il film pare bello e concluso. Un’ultima svolta spiazzante ma coerente con quanto visto in precedenza che MINI-SPOILER: annienta decisamente ogni spiraglio di happy-ending FINE MINI-SPOILER.
Insomma, divertente nella sua “illogicità”, ben diretto, aiutato da un’ottima fotografia e da un paio di effetti speciali “spazio-temporali” avvincenti, ma soprattutto “graziato” dalla straordinaria performance “pestifera e irrefrenabile” della Jeon (al secondo film dopo il folgorante esordio in Burning), The Call è un buonissimo film di genere: niente di che, niente di memorabile, ma qualcosa di assolutamente godibile e appassionante.
E, in conclusione, ribadiamo: no, al contrario di quanto dicono alcuni, la svolta finale (nel mezzo dei titoli) non è affatto insulsa, anzi segue lo stesso identico meccanismo di tutte le altre precedenti (ovvero che finché non succede nel passato non cambia nulla nel futuro).
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