Regia di Franco Amurri vedi scheda film
Il principale pregio di questo film risiede in un soggetto tanto intrigante e bizzarro da essersi meritato un plagio istantaneo dagli americani (Big, uscito pochi mesi dopo, regia di Penny Marshall): pure troppo istantaneo, infatti non è stata accertata alcuna reale scopiazzatura, anche se rimane molto più che un labile sospetto in merito. Bravi quindi il regista e Stefano Sudriè (gli autori) a svilupparlo nella sceneggiatura, riuscendo a portare avanti la trama al contempo sui binari surreali dell'infanzia e su quelli materialissimi della vita adulta, mantenendo una discreta verosimiglianza per tutta la storia. E, secondariamente, non si dimentichi l'interpretazione di Pozzetto, cui viene affidato un ruolo a lui congeniale ai massimi livelli, e per il quale infatti verrà ricordato anche in futuro. Il miracolo (così come quello capitato al protagonista del film) è compiuto: per una volta gli italiani sconfiggono senza appello gli statunitensi, Pozzetto batte Tom Hanks (!) e neppure di misura; fra gli altri interpreti di questa leggera, ma intelligente commedia a base di equivoci, frottole e nostalgia - perchè il personaggio di Marco è sostanzialmente questo, un commosso e divertito tributo all'infanzia ed ai suoi disarmanti clichè - si ricordano Alessandro Haber, Ottavia Piccolo e Giulia Boschi; in una particina c'è anche la futura signora Totti, ovverosia Ilary Blasi, di anni 6. Il venditore d'auto nel finale è un cameo di Antonio Amurri, padre del regista e noto umorista. Rimangono perplessità sulla 'luce miracolosa' che permette a Marco di ritrovarsi improvvisamente adulto: forse non era proprio necessario chiamare in causa divinità e soprannaturale (Marco è pur sempre un bambino fermamente credente, che prega prima di andare a letto), quando bastava affidarsi allo spropositato potere inventivo dell'immaginazione dei bambini. Dopo lo sciagurato esordio del Ragazzo del pony express, l'anno precedente, per Amurri la carriera cinematografica sembrava già chiusa, o più semplicemente destinata all'eterno fallimento; questo Da grande invece lo riscatta, anche se maggiormente come scrittore che come regista. 6/10.
Marco, otto anni, incompreso e bistrattato dai genitori e a scuola, prega insistentemente per diventare subito grande. Una luce divina lo accontenta: ma ora c'è un adulto dalla mentalità infantile che vaga per la città...
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