Regia di Franco Amurri vedi scheda film
Marco ha 8 anni e sogna solo di diventare adulto, per liberarsi da una famiglia soffocante (padre indebitato, madre depressa, sorellina esigente) e per sposare la graziosa maestra (senza sapere che ha una relazione proprio con suo padre): ma, quando il desiderio viene inopinatamente esaudito, si caccia in un mare di guai. Premesso che non ho mai sopportato Pozzetto, devo riconoscere che la sua aria tontolona è perfettamente funzionale al ruolo. Però anche il film in sé non è niente male: non insiste sulla morale che bisogna vivere la propria età senza avere fretta di crescere (come accadeva nel disneyano Tutto accadde un venerdì, dove mamma Barbara Harris e figlia Jodie Foster si scambiavano i corpi fino a un rassicurante ritorno all’ordine) e prende una direzione non banale. Una volta cresciuto, Marco si trova dapprima in un paese della cuccagna dove può comprare figurine a credito ed essere un perfetto baby sitter (cioè venire pagato per giocare, cosa che gli sembra incredibile) grazie alla sua capacità di immedesimarsi nel punto di vista dei bambini; poi però comincia a vedere sé stesso adulto, e non si piace: stressato, incattivito, si sfoga con i più piccoli e rischia di diventare ciò che non avrebbe mai voluto. Non è un ribaltamento, piuttosto una correzione di tiro: se l’infanzia non è un’età idilliaca e priva di responsabilità, anche il mondo dei grandi deve fare i conti con compromessi e ipocrisie. Poi, è chiaro, essendo pur sempre una favola, non può finire che con un tocco di magia.
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