Regia di Franco Amurri vedi scheda film
Marco Marinelli è un bambino di otto anni. Il giorno del suo compleanno, dopo aver fatto per l'ennesima volta la pipì a letto, rimedia un po' di prese in giro, con annessi schiaffoni, da alcuni coetanei; un rimprovero dalla giovane maestra, della quale è innamorato; ulteriori rimproveri dai genitori, per non essersi preso cura della sorellina più piccola, con cui condivide il tragitto verso la scuola. Alla sera, è svogliatamente festeggiato dai genitori, che hanno ben altro per la testa, trovandosi in un periodo di difficoltà economiche. Non riceve il regalo desiderato, ed è costretto ad assistere ad una discussione che coinvolge lo zio, fratello del papà, invitato a partecipare alla serata con l'idea di chiedergli un prestito. Naturale che a fine giornata, Marco desideri "diventare grande", immaginando l'età adulta come un momento della vita nel quale si possa fare ciò che si vuole, avendone le risorse ed i diritti. Per qualche oscuro motivo, Marco è accontentato. Si ritrova con la mente di un bambino nel corpo di un quarantenne; si allontana da casa, andando ad abitare proprio dalla maestrina, la quale era alla ricerca di un coinquilino, e lasciando i genitori nel panico. Rapimento o allontanamento volontario ? Mentre il bambino Marco è cercato in ogni dove, il suo omologo quarantenne scopre che essere adulti non è tutto rose e fiori. Commedia fantastica diretta da Franco Amurri, "Da Grande" affronta il tema della comunicazione tra generazioni. Come i bambini vedono il "mondo degli adulti" ? Naturalmente esuberanti, istintivamente espansivi, non percepiscono positivamente i limiti imposti da quegli stessi "grandi" i quali, volenti o nolenti, sono il loro punto di riferimento. Essendo ancora incolpevolmente ignari, perchè protetti e tenuti all'oscuro, delle grandi brutture della vita, i piccoli percepiscono come insuperabili gli altri disagi. L'essere maltrattati dai coetanei, avere una qualche responsabilità non gradita, un rifiuto, una scarsa attenzione da parte dei genitori, sono drammi che lasciano il segno. E' comprensibile, dunque, che i più piccoli possano invidiare gli adulti, vedendo quanto di positivo c'è nella loro vita, ed ignorando il negativo. Ma Marco, nella sua esperienza da quarantenne, ha modo di approfondire. Apprende, in particolare, cosa può esserci dietro la scortesia o la disattenzione di un adulto e comprende che nonostante tali fenomeni, l'amore verso i figli non necessariamente viene meno. Il tono del racconto è leggero, nonostante alcune note di amarezza (esempio, il momento in cui alcuni bambini giocano a "fare i genitori", maltrattando una bambina più piccola). Perfettamente nel ruolo è Renato Pozzetto, il quale interpreta il Marco quarantenne. Il suo umorismo surreale ben si adatta all'ingenuità di un bambino che si trova all'improvviso con le risorse e le responsabilità di un adulto. Sopravvivere non è un problema; si rivela, infatti, un fantastico baby-sitter, essendo in grado di capire i bambini - mentalmente suoi pari - meglio di chiunque altro. Può dunque mantenersi con i proventi di tale attività. Giunge alle prese con l'amore; la sua padrona di casa, la maestra Francesca (Giulia Boschi), disillusa nonostante la giovane età, non immaginando chi sia quel misterioso ragazzone cui ha affittato una stanza, è conquistata dalla bontà, dalla voglia di vivere, dall'ingenuità di Marco. L'epilogo del film mostra, compreso chi fosse il "Marco" adulto - improvvisamente scomparso dalla sua vita perchè tornato bambino - la donna divenire anch'essa bambina, ed allontanarsi insieme al suo "amichetto speciale". Buona interpretazione per Alessandro Haber nel ruolo di Claudio Marinelli, un uomo in difficoltà non solo economica ma anche personale. Trovandosi in stato di bisogno, è costretto a tollerare che la mooglie Anna (Ottavia Piccolo) chieda l'aiuto del fratello, che evidentemente non apprezza; un brutto colpo per il suo orgoglio. Fanno da sfondo per la vicenda palazzi e strade, immersi nel verde, della ben tenuta periferia romana di "Fonte Meravigliosa"; sono gli opulenti e disimpegnati anni '80, dei quali è testimonianza, in particolare, l'oggettistica: i giochi dei bambini, il materiale scolastico, gli elementi all'interno degli appartamenti. "Da Grande" è una buona commedia; diverte ed a tratti commuove. Senza dubbio fa riflettere sulla diversa percezione del mondo che divide i più piccoli dai più "grandi", i quali non devono mai dimenticare quali conseguenze può avere nei confronti di un bambino un loro, anche il più piccolo ed insignificante, gesto.
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