Regia di Leonardo Di Costanzo vedi scheda film
“Tu stai in galera io no” “Ah si? Vogliamo fare gli spiritosi stasera, Lagioia? Dice Servillo a un sempre più splendido, umile, raffinato, illuminato Silvio Orlando nei panni di un carcerato, che aggiunge: "non c’è niente da ridere". E Servillo: “appunto!”
“Tu stai in galera. Io no”
“Ah si? Vogliamo fare gli spiritosi stasera, Lagioia? Dice Servillo a un sempre più splendido, umile, raffinato e illuminato Silvio Orlando, nei panni di un detenuto dai trascorsi volenti.
Che aggiunge: "Non c’è niente da ridere".
E Servillo: “appunto!”
Dialoghi secchi, aria malferma, facce perfette. Grigio nei cieli, nei volti, nelle scene, negli abiti. Questo è l’incipit di Ariaferma, un film sociale, potente ed ermetico, ma nella sua sintesi dice tutto: ad esempio la precarietà dell’essere umano, oltre all'assurdità delle carceri, chiudendo bene una triade di Di Costanzo sulla criminalità organizzata con L'intervallo e sul mondo del volontariato con L'intrusa.
Arzano. Bertone. Buonocore. Cacace. Fantaccini, Lagioia e Nuzzo. Sembra una formazione calcicistica, ma l'affiatamento del campo qui non è vitale.
Anche i nomi sono quindi perfetti! Uno più potente dell’altro.
Tutto ristagna. E riesce a dire molto nonostante l'odore di morte. Cioè vi si afferma la completa e sublime desolazione dell’uomo rinchiuso, la solitudine dell’essere umano, con o senza mura, evidente anche in quelli liberi, perchè equipara secondini a carcerati.
Tutti nella stessa melma esistenziale che è la vita. Ed è qui più che mai dove la ricerca di un accordo mediato e di un dialogo si stendono glabri come gatti al sole.
Di costanzo riesce a creare una tensione palpabile e spalmabile per tutta la durata del film, come il burro sulle fette biscottate.
Questo lascia sospesi tra la ricerca del dialogo e la paura che la cattiveria prenda il sopravvento con la tragedia imminente, che spesso la accompagna.
Ci riesce bene Di Costanzo a narrare un incontro tra due mondi che vivono paralleli: quello della polizia penitenziaria e dei sorvegliati speciali che, ahimè, come due rette, sono destinati quasi sempre a non incrociarsi mai.
Eccetto che qui. In Ariaferma appaiono infatti timidi tentativi di umanità da parte di un intelligente Servillo - capo guardie - che, per una volta, si fida di coloro che detiene e sorveglia.
Questo è poi un film sulla fiducia. Uno dei temi centrali, che qui, in questo contesto, è più importante persino di un pasto.
Inquadrature secche, dal basso, per far sentire ancora più impotenti questi dannati di un girone dantesco: i cosidetti uomini- gli esseri umani che lo abitano e che, con tutta la loro umanità, ci fanno sentire a casa e esattamente come uno di loro.
Imperdibile film per sentirsi più vivi.
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