Regia di Leonardo Di Costanzo vedi scheda film
Un film sul cambiamento, sull'umanità e sulla speranza, provocatoriamente ambientato in un luogo dove, di norma, queste tre parole sono escluse: un carcere. Ancora una volta, Di Costanzo torna a un film "recluso" dopo lo splendido "L'Intervallo", del 2012. Una cattività differente, qui, quella carceraria, che per un gioco di dismissioni si trasforma in un'occasione di crescita, fra carcerati e secondini, di conoscenza reciproca, seppure fragile e, ufficialmente, legata alle regole carcerarie. Un'opera intensa e teatrale, nonostante non sia molto parlata, dove spiccano gli attori, con Silvio Orlando e Toni Servillo, trattenuti e bravissimi. Di Costanzo non cerca lo spettacolo e va in sottrazione, proprio come è tipico del suo Cinema, e lascia che a dire siano gli scheletri del carcere semivuoto e le storie accennate dei protagonisti. Due ore complesse, bisogna ammetterlo, ma che catturano poco a poco, lasciandoci lontani dal "forte rumore di niente" del cinema nostrano. E, in fondo, della società che siamo. Ottimo.
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