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Ariaferma

Regia di Leonardo Di Costanzo vedi scheda film

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La recensione su Ariaferma

di Furetto60
8 stelle

Notevole film di Leonardo Di Costanzo. Superlativa prova attoriale di Servillo e Orlando.

 Siamo ai giorni nostri, in un vecchio carcere, ormai in dismissione in un luogo imprecisato e impervio d’Italia. Le guardie carcerarie stanno organizzando il rientro, quando impovvisamente la direttrice del penitenziario comunica che non tutti possono partire, non sa il motivo o forse non vuole dare spiegazioni, ma è la prima ad andare via. Cosi la traduzione dei detenuti verso altri istituti si interrompe e 12 carcerati sorvegliati da pochi agenti, si ritrovano bloccati lì fino a nuovo ordine. Tra le solide mura ottocentesche dell’edificio, che rendono l’aria ferma, come da titolo, rimangono due gruppi ristretti, le “guardie” e i “detenuti”. Due comunità antagoniste per definizione e per ataviche tradizioni. Il responsabile della polizia penitenziaria è l’ispettore Gaetano Gargiulo, un napoletano di origini proletarie, mentre tra i detenuti il più carismatico è il boss Carmine Lagioia, arguto e silenzioso vicino al fine pena, certamente non vuole creare problemi; durante un surreale incontro nel cortile del passeggio dice Lagioia guardando Gargiulo” è duro il carcere eh?"Risponde l’ispettore “tu stai in carcere io no”. Intanto  le cucine sono state chiuse e il cibo arriva preconfezionato ed evidentemente è immangiabile, perché i detenuti rifiutano il vitto e già questo crea il primo malumore, allora Carmine si propone come chef,  la sua iniziativa sorprendentemente viene accolta; Gargiulo si sforza di rispettare la norma di base: non familiarizzare con i detenuti; quando Lagioia lo incalza con riflessioni tanto vere quanto impertinenti, risponde: “Noi non abbiamo niente in comune”; ma questo non è vero e le regole già si stanno infrangendo; una sera viene a mancare la corrente e il generatore è fuori uso, ma intanto i detenuti devono mangiare, l’Ispettore Gargiulo li fa uscire dalle celle e organizza i tavoli nella zona comune antistante e a un certo punto accade l’imponderabile: gli agenti invitati dai prigionieri, si siedono e mangiano con loro, una scena straordinaria di grande impatto emotivo, una cena che strappa ogni regola; un momento che segna il culmine emozionale e simbolico della storia.In scena arriva intanto Fantaccini, ragazzo problematico che diventa il tredicesimo detenuto, arrestato dopo l'ennesimo, ma stavolta sciagurato scippo, forse la vittima ci ha rimesso la pelle. Gaetano, che l'ha visto entrare e uscire di lì troppe volte, gli è affezionato: non riesce a nasconderlo,perlomeno non allo sguardo attento e acuto di Lagioia, che, prende anche lui a benvolere il ragazzo. Dunque c’è qualcosa che li accomuna: l'umanità, anche al prezzo di violare le regole, umanità che, nel film, è dentro ogni singolo personaggio, perfino nei più marginali, perfino in colui che viene disprezzato dagli altri detenuti. Il regista Leonardo di Costanzo ci immerge con grande perizia in un mondo sospeso, un limbo decadente in cui ognuno deve riconsiderare le proprie posizioni, tra frequenti compromessi e concessioni. Silvio Orlando e Toni Servillo, nei panni rispettivamente di Carmine Lagioia e Gaetano Gargiulo, giganteggiano con maestria attoriale, dando vita a un duetto strepitoso, due attori in gran forma, che rimanendo sempre sotto le righe, non perdono un colpo; i loro personaggi sono i vertici delle rispettive fazioni, quelli che più di tutti hanno consapevolezza. Profondo, duro e poetico, Ariaferma non è un dramma carcerario, quanto piuttosto un’amara riflessione sui paradossi della galera. Il cinema ha denunciato più volte e con grande efficacia l’inutilità del carcere, ai fini della riabilitazione; si ricordi il magnifico “le ali della libertà” Di Costanzo si inserisce, con quest’opera, felicemente in questo ambito; la sceneggiatura è precisa e sobria; un raro equilibrio narrativo essenziale, ma carico emotivamente; un ottimo utilizzo della macchina da presa che, senza inutili virtuosismi, è efficace nel raccontare il carcere e anche l'idea stessa del carcere, in maniera realistica rendendolo al tempo stesso un altrove astratto e indefinito. Gran bel film

 

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