Regia di Yoni Goldstein, Meredith Zielke vedi scheda film
A Machine to Live In (2020): locandina
TORINO FILM FESTIVAL 38 – PAESAGGIO
Brasilia è la cosiddetta “città pianificata”, agglomerato costruito sul niente e concettualmente concepito come città ideale per ospitare una capitale, un centro di comando, una organizzazione in grado di far convivere e correlazionarsi i tre poteri che caratterizzano una democrazia.
Nata da un progetto concepito nel 1956 e ultimato nel 1960 ad opera di Oscar Niemeyer, audace architetto brasiliano che ne curò l'avveniristico piano urbanistico ispirato alle geometrie che regolano l'universo, alla razionalità delle soluzioni, e al rispetto dell'ambiente circostante.
A Machine to Live In (2020): scena
A Machine to Live In (2020): scena
Il documentario di Yoni Goldstein e Meredith Zielke ne sorvola le superfici, ne approfondisce aneddoti e curiosità, non tralasciando le storie parallele come i sogni premonitori di Don Bosco, o l'adozione di una lingua non meno artificiale della città, ovvero l'Esperanto, con cui la città idealmente finisce per potersi rispecchiare.
Una città concepita come capitale ideale, destinata a raccogliere una popolazione di circa mezzo milione di anime, salite ad oltre 2 milioni ad oggi, ma ugualmente integrate in un progetto lungimirante e funzionale che non rinuncia alla spettacolarità delle sue scelte architettoniche audaci, ma mai fini a loro stesse.
A Machine to Live In (2020): scena
A Machine to Live In (2020): scena
Il documentario è interessante, ma finisce spesso per divagare sin troppo, ove invece ci sarebbe semplicemente bastata qualche ripresa in più magari a volo d'uccello, come oggi sono in grado di catturare tutti i droni ad uso anche privato ed appannaggio di tutte le borse.
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