Regia di Armando Crispino vedi scheda film
Elena, di origini nobili, viene fatta suora contro la sua volontà. Diventata badessa, è spietata e perversa, tanto da allacciare una relazione clandestina con il vescovo. Rimasta incinta, l'inquisizione punta il dito contro di lei.
Valido esempio del sottogenere conventizio, qualcosa a cavallo fra decamerotico e scollacciato-drammatico, La badessa di Castro è uno dei pochi titoli (appena otto in totale) lasciatici da Armando Crispino, onesto artigiano dedito a un cinema popolare ma non per questo smaccatamente poveristico o addirittura tirato via. Lo dimostra anche questa pellicola, non fra le sue migliori eppure apprezzabile nei limiti del contesto: una storia dai natali nobili (tratta da un racconto di Stendhal), un cast di buonissime seconde linee del cinema nostrano, tensione e un pizzico di erotismo a speziare la sceneggiatura che il regista firma insieme a Lucio Battistrada: la ricetta è questa e, per i tempi che correvano, era già comunque qualcosa. Se Barbara Bouchet è naturalmente il nome di maggior risalto sul cartellone, non vanno comunque sottovalutate le presenze in scena di Pier Paolo Capponi, Ida Galli, Jole Fierro, Attilio Dottesio, Antonio Cantafora e - ebbene sì, eccoci arrivati agli effetti speciali - di una giovane Mara Venier e di Ciro Ippolito, il futuro regista di Arrapaho, in ruolini marginali. Musiche di Carlo Savina, fotografia di Gabor Pogany; il successivo lavoro di Crispino sarà di tutt'altro stampo e indubbiamente di miglior riuscita: l'horror Macchie solari (1975). 3/10.
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