Regia di Daniele Babbo vedi scheda film
TORINO FILM FESTIVAL 38 – TFFDOC/ITALIANA
Mostar è una delle città simbolo dello scontro che ha dilaniato i Balcani durante i drammatici primi anni '90. Ed il ponte medioevale distrutto in una delle fasi cruciali del sanguinoso conflitto, che univa le due sponde separate dalle vorticose acque del fiume che divide in due il popoloso centro bosniaco, poi ricostruito una volta tornati alla pace, ne è divenuto emblema di una unione di etnie e religioni che può e deve coesistere.
Ma il ponte di Mostar è sempre stato celebre anche per le audaci imprese che i suoi cittadini erano soliti compiere, e compiono ancora oggi sulla nuova e non meno suggestiva struttura, tuffandosi dal culmine dell'altezza dell'arcata, giù nelle profonde acque del fiume Narenta; un volo di circa 20-22 metri (a seconda dell'altezza dell'acqua) che gli audaci abitanti della città imparano ad affrontare, per gradi, già dalla giovane età. Fino a sfidarsi in estate, e fino a farlo diventare, oltre che un'attrazione turistica di un certo ritorno economico, in una vera e propria professione ultra-ventennale, in cui i più audaci atleti possono rendersi incontrastati protagonisti, di fronte ad una situazione economica che, specie nell'immediato dopoguerra, ha caratterizzato di incertezza e miseria, tutta la Bosnia ed Erzegovina.
Il documentario di Daniele Babbo prende di vista alcuni dei protagonisti di questa impresa – un tuffo non acrobatico e a volo d'angelo come quelli oceanici dalle rocce statunitensi, ma comunque un salto tutt'altro che da improvvisati, eseguito con una postura ed una serie di movimenti ben delineati e studiati per evitare impatti traumatici o comunque devastanti, ed assicurare uno spettacolo folkloristico, ma anche una tradizione in grado di unire un epicentro di civiltà eterogenee e frutto di tutto il calvario sanguinoso che ne è derivato circa venticinque anni orsono.
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