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2001. Odissea nello spazio

Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film

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La recensione su 2001. Odissea nello spazio

di AlbertoBellini
10 stelle

 

'2001: a Space Odyssey', l'odissea nello spazio, nel corpo e nell'animo, nella vita e nella morte, nel bene e nel male. Devo ammetterlo, trovare le parole (e il coraggio) per descrivere questa pietra miliare è stato un compito titanico e, al tempo stesso, inutile, in quanto niente e nessuno sarebbe in grado di rendere grazie a codesta immensità;

Che Neil Armstrong mise realmente piede sul suolo lunare nel 1969 rimarrà una falsità per alcuni, ma che nel 1968 Kubrick diresse una delle pellicole più importanti, discusse e amate della storia del cinema, è poco ma sicuro.

L'odissea ha inizio nelle origini dell'uomo, "The Dawn of Man", quando quest'ultimo ancora non possedeva il dono della parola e della coscienza. Un giorno, davanti alla grotta dei primati appare una possente e misteriosa presenza, il Monolito. Alla sua inquietante vista, il destino dei primati (e con esso, quello dell'intero pianeta) cambierà. Questi ultimi riveleranno presto la "capacità" di difendersi, nonché, di uccidere animali con l'uso di improbabili utensili. Dissolvenza in schermo nero. Cos'è accaduto di preciso? Cos'era realmente quella strana figura definita Monolito? Ci troviamo al punto di partenza e le domande cominciano subito a tormentarci; Ma le (inesistenti) risposte le troveremo soltanto alla fine dell'odissea, spostatasi ora in un valzer nell'infinito spazio. Sotto le note del "Danubio Blu", seguiamo la navicella di Heywood Floyd (William Sylvester), presidente del Comitato Nazionale per l'Astronautica americano, chiamato in missione su una base lunare, dove è stato (ri)trovato il Monolito. Improvvisamente, quest'ultimo lancerà una frequenza radio verso il pianeta Giove, nuovo obbiettivo della "nostra" odissea. Con il lancio e la distruzione di un mucchio di ossa, Kubrick permette un evoluzione temporale in cui l'essere umano, da innocente primato si trasforma nell'attuale carnefice dei propri avversari (e di se stesso). La spettacolare sequenza dei corpi spaziali, danzanti nella sinfonia di Strauss, non rappresenta solamente l'apice del cinema "Kubrickiano", ma dell'intera settima arte. Immagini e musiche che, in una base di (ancora oggi) incredibili effetti speciali, racchiudono la magia e la spiritualità del medesimo Autore.

 

 

["HAL mi ricevi? Mi ricevi HAL? HAL? HAL mi ricevi? Apri la saracinesca esterna HAL!"]

 

Ed ora, ci troveremo di fronte al concetto di lotta "uomo-macchina" più complesso e grandioso che siano mai stati rappresentati sul grande schermo. 2001. Un gruppo di cinque astronauti, di cui tre in stato di ibernazione, è in viaggio a bordo dell'astronave "Discovery One" diretta verso Giove e governata da un super-computer chiamato HAL 9000, dotato di una sofisticata intelligenza artificiale che lo rende valido interlocutore degli esseri umani a bordo. Ritenuto come una macchina impossibilitata nel commettere errori di vario tipo, HAL distruggerà la propria "abilità intellettuale", segnalando ai due astronauti un guasto a un componente per l'orientamento dell'antenna radio, in realtà inesistente. David (Keir Dullea) e Frank (Gary Lockwood) discuteranno sulla disattivazzione del super-computer che, "leggendo" il movimento delle labra, capirà il loro obbiettivo e tenterà di eliminare l'intero equipaggio. Con la morte di Frank e dei tre astronauti ibernati, David sopravviverà agli attacchi e "ucciderà" HAL. La macchina travolge l'uomo con le stesse debolezze di quest'ultimo, in quanto creazione del medesimo essere vivente, agli albori, primato. L'orgoglio, il terrore, l'egoismo e la cattiveria del computer è percepibile in ogni inquadratura dello stesso. Un essere umano privo di corpo ma provvisto di un anima, caratterizzata come solo un genio alla pari di Kubrick sarebbe stato in grado di fare. Dissolvenza in schermo nero.

 

 

L'odissea si concluderà in una dimensione parallela, un universo formato da scie di luci multicolore e scorci di stelle, una luminosità tridimensionale che abbandonerà David in un insolita stanza arredata (Il recente 'Interstellar', di Christopher Nolan, opera a mio modesto parere grandiosa, ha creato forti e discussi paragoni con la ben lontana, sotto ogni punto di vista, opera di Stanley Kubrick). Lo sconvolto astronauta assisterà agli ultimi momenti della propria vita e, trovandosi nuovamente al cospetto del Monolito, entrerà in un paradosso temporale ed evolutivo che lo catapulterà in un nuovo stato di vita, trasformandolo in quella che potremmo definire una divinità, il Bambino delle Stelle ("Star-Child"). Tutto svanirà nel punto di partenza, con le note di "Also Sprach Zarathustra". Dissolvenza in schermo nero.

 

 

Trovare un senso logico a tutto questo è oggettivamente impossibile, in quanto lo stesso Kubrick disse "Se qualcuno ha capito qualcosa, significa che ho sbagliato tutto"; Per questo motivo l'intera opera riporta a diverse chiavi di lettura. A me personalmente, una volta conclusa la visione, ci sono volute diverse ore per metabolizzare tutto quello a cui avevo assistito e, francamente, ancora oggi incontro delle difficoltà al riguardo. Torniamo alla domanda iniziale, cos'era realmente quella strana figura definita Monolito? Il Monolito (per me) era tutto: il corpo e l'animo, la vita e la morte, il bene e il male, la luce e il buio. Tutto ciò che consideriamo "infinito", tutto ciò che consideriamo oltre l'infinito. Il Monolito rappresenta l'evoluzione, la nostra evoluzione e la mancata evoluzione di HAL 9000. Dio creò il Monolito, Dio creò l'essere umano, il Monolito creò l'essere umano, il Monolito creò Dio.

'2001: a Space Odyssey' è la saggezza cinematografica, la perfezione registica che va oltre la settima arte. Un dipinto, una sinfonia, un'opera che resterà scolpita in eterno come, d'altra parte, il nome stampato in essa.

 

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