Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film
Un'esperienza sensoriale oltre l'immaginazione. Pure sensazioni si dipanano dal più famoso ed ermetico film di Stanley Kubrick, un filosofico kolossal fantascientifico che riflette definitivamente sul destino dell'uomo e sull'evoluzione della tecnologia. Molte interpretazioni hanno attraversato questa leggendaria pellicola nell'intera era cinematografica, che nel 1968 subì una scossa talmente violenta da trasformarsi, come il terremoto ha scisso la Pangea all'alba dei tempi. Neanche Woody Allen comprese la prima volta il film, e richiese personalmente se qualcuno nel pubblico, al cinema, potesse spiegarglielo.
E' proprio all'alba dei tempi che risaliamo, al nulla più assoluto, i primi oscuri e neri minuti di "2001: Odissea nello spazio".
La creazione. I pianeti si dispongono simmetrici nel nostro sguardo, lasciano spazio alla luce del Sole, che illuminerà l'intera tragedia umana. E un monolite nero scorre inesorabile nell'immensità dell'ignoto spazio profondo.
Non solo la tecnologia evolve, ma anche l'uomo, che qui è inquadrato al suo primo stadio evolutivo, la scimmia, che scopre con delle ossa di potere colpire, cacciare, fare del male. E un monolite nero si materializza fra le ignare scimmie.
L'uomo si evolve e riesce a trasformare quell'osso in una grandiosa astronave. L'uomo lascia i suoi ricordi e la dimensione sentimentale sulla Terra, e con freddezza razionale analizza l'ignoto spazio profondo. L'uomo scopre un misterioso monolite nero, che si materializza su un misterioso pianeta. E' una conformazione spaziale di spaventosa perfezione, che sembra avvertire l'uomo di porre un freno a quella pericolosa ragione che evolve e (si) trasforma. E' una conformazione temporale che avverte forse che ormai è troppo tardi.
Il corso del tempo non si interrompe, la macchina HAL9000, molto tempo dopo, uccide i membri di un intero equipaggio, tranne uno, Keir Dullea, che lo disattiva (una straziante ma necessaria scena di omicidio), e si lancia in un'altra dimensione spazio temporale per raggiungere l'autodissoluzione. E intanto scorre inesorabile il monolite nero.
L'astronauta, l'ultimo uomo, è invecchiato sul letto di una asettica camera settecentesca, e il monolite nero l'avverte, materializzandosi di fronte a lui, il tempo e lo spazio continueranno per sempre, inespressivi. Può fermarsi l'evoluzione?
E così esplode il più grande sogno cinematografico. Noi che rinasciamo, che abbiamo un'altra chance di iniziare.
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