Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film
VOTO 10/10 Caposaldo della filmografia di Kubrick e monumento della settima arte, oggi è riconosciuto all'unanimità come un capolavoro ma, nel 1968, divise e spiazzò critica e pubblico (anche in Italia, dove fu accolto con diverse riserve da critici come Grazzini o Moravia; quest'ultimo lo definì soltanto "un buon prodotto" nel confronto con "I pugni in tasca di Bellocchio, che per lui era il vero film d'arte). E' un film enigmatico, ma molto del suo fascino risiede proprio nel carattere misterioso e per certi versi indecifrabile di ciò che ci viene mostrato; è anche un poema metafisico che riflette sulle origini dell'uomo, sul suo presente e il possibile avvenire. Geniali invenzioni di regia (ad esempio l'utilizzo delle musiche viennesi di Strauss come commento sonoro per il volo delle astronavi nello spazio), uso perfettamente integrato degli effetti speciali (che vinsero l'unico Oscar assegnato dall'Academy, come al solito vergognosamente insensibile al cinema del geniale regista), soprattutto nelle visioni fantasmatiche che precedono il finale che assomigliano ad un trip psichedelico, sequenze memorabili (una per tutte: la dolorosa morte del computer Hal), fascino supremo che solo il grande cinema sa trasmettere. Film immortale, uno dei pochi colossi di fantascienza che, oltre a poter contare sullo splendore visionario delle immagini, propone riflessioni serie e adulte sul destino dell'uomo, il suo posto nell'universo e i suoi rapporti con la scienza e l'innovazione tecnologica. E' una fantascienza filosofica, meditativa, certo non di lettura superficiale, ma questo non gli impedì di riscuotere anche un notevole successo commerciale.
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